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Epistolario Giovanni Checcozzi

Nel 1776 la nobildonna Alba Caterina Checcozzi donò alla Biblioteca Bertoliana la ricca libreria del fratello Giovanni, composta da 1623 volumi, di cui 426 in folio, e vari incunaboli, tra i quali la Cosmographia di Tolomeo stampata a Roma nel 1490 da Pietro della Torre (cfr. A. Morello, Appunti di storia della Biblioteca Bertoliana, in 300 Anni di Bertoliana. Dal passato un progetto per il futuro, vol. II [La Bertoliana. Note sulla Biblioteca della Città di Vicenza], Vicenza 2008, p. 14). Alla collezione faceva in origine parte anche il presente epistolario, estrapolato per volere di Alba per essere donato al medico vicentino Giovanni Maria Pigatti (1715-1797), come riportato dalla testimonianza del conte Arnaldo I Arnaldi Tornieri (1739-1829) nel manoscritto autografo dedicato alla vita di Giovanni Checcozzi, da lui donato alla Bertoliana nel 1805 (BcB, ms. 3137; di questo testo esiste una copia in bella calligrafia, probabilmente realizzato per volere di Tornieri: si veda ms. 3138.1). Nel testo infatti egli riporta, alla carta 1v (per il ms. 3138.1: c. 1r), di aver «vedute lette e considerate presso l'Eccellente Sign. Dr. Gio. Maria Pigati Medico Fisico a cui furono tutte consegnate in dono dalla [suddetta] Sig.ra Alba erede ultima di sua Famiglia, e il quale con una nobile cortesia mi aprì [questo] prezioso archivio, in cui comunque manchino non pochi scritti, dispersi forse e levati prima che la sig.ra Alba ne fosse al possesso, resta ad ogni modo quanto basta per compilar una storia e mettere un soggetto sì meritevole in un luminoso punto di vista». L'identificazione delle unità archivistiche pertinenti con la testimonianza di Tornieri si lega alla presenza di note di sua mano nel volume di lettere da questi rilegato (u.a.1), nella cartella cartacea contenente ulteriori missive di Giovanni Checcozzi (u.a. 2), e dalle cospicue citazioni e trascrizioni, all'interno del manoscritto in questione, di gran parte del carteggio raccolto nelle rimanenti unità. Non si esclude quindi che anche quest'ultimo materiale, costituito in prevalenza da lettere di vari autori a Giovanni e suddiviso dal bibliotecario Andrea Capparozzo per ordine di mittente, possa collegarsi unicamente alla donazione Tornieri e non a quella di Alba Checcozzi. Il carteggio legato al conte vicentino confluì in Bertoliana tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento (agli anni 1786, 1796 e 1804 risalgono i tre cataloghi consegnati dalla famiglia Tornieri; cfr. C. Reghellin, I due paleotipi slavi della collezione Tornieri nella Biblioteca Bertoliana, in Due cinquecentine slave di area croata ritrovate nella Biblioteca civica di Vicenza, Zagabria 2008, p. 22), e venne collocato nelle camere I e - probabilmente in seguito - G dell'antica sede sita al Monte di Pietà, come si attesta dalle antiche segnature I. 3.3.1 Misc. Sec. XVIII, G. 3.2.1 (b. 25), G. 3.2.2 (b. 26), G. 3.2.3 (b. 27) e G. 3.2.4 (b. 28) presenti rispettivamente nella controguardia della prima unità (I. 3.3.1) e nell'inventario redatto da Capparozzo negli anni successivi al 1867, anno a cui risale lo spoglio effettivo delle lettere secondo l'indicazione di sua mano riportata nella stessa controguardia anteriore della prima unità (A. Capparozzo, Carteggio collocato nella Camera G., Vicenza s.d., pp. 62). Mantengono l'ordinamento originale eseguito da Tornieri, per ovvi motivi, soltanto le lettere rilegate al volume (u.a. 1), mentre le rimanenti vennero disposte inizialmente secondo due criteri: il materiale raccolto nella cartella cartacea (u.a. 2), che presenta missive di Checcozzi a vari destinatari, non venne da Capparozzo riordinato in ordine alfabetico di destinatario o di periodo cronologico, ma rimase inizialmente, con ogni probabilità, nell'ordine pensato da Tornieri. A questa prima disposizione si riferisce, forse, il conteggio a matita delle lettere redatto nell'angolo superiore destro da un bibliotecario non ancora identificato. Per rendere più fruibile e chiara la consultazione del carteggio, Adele Scarpari, presumibilmente negli anni ottanta del Novecento, decise di disporre le missive in ordine alfabetico di destinatario inserendo la loro numerazione nell'angolo inferiore sinistro. Seguivano a queste prime 115 unità caratterizzate da antichi fascicoli cartacei con indicazioni di mano di Capparozzo, a cui si deve, come detto, la loro divisione per ordine alfabetico di mittente. Egli, però, non si occupò d'inserire la numerazione delle lettere, redatta da Scarpari nell'angolo inferiore sinistro; alla stessa si attribuisce anche l'unione di unità presentanti il medesimo mittente: si veda, per esempio, l'u.a 53 contenente lettere di Giacomo Herman, in origine da Capparozzo suddivisa in due unità formate rispettivamente da lettere da questi inviate a Giovanni e a Sebastiano Checcozzi. Nell'inventario di Capparozzo si erano inoltre confusi i carteggi di due mittenti quasi omonimi (Domenico Lazzarini e Giuseppe Domenico Lazzarini), inglobati in un'unica unità. Con il presente inventario si è scelto di dividere il materiale creando due unità; il materiale autografo di Domenico si conserva in una nuova camicia (u.a. 57), mentre quello di Giuseppe Domenico nel fascicolo originale (u.a. 58). Infine, secondo l'inventario di Scarpari, succedevano all'ultima unità sedici ulteriori fascicoli con svariati carteggi di mittenti di dubbia identificazione, contenuti nella b. 28. Si sono quindi identificati alcuni personaggi inserendo, quando già presenti, le rispettive missive - che conservano le camicie realizzate da Scarpari - nei fascicoli di riferimento (1 missiva di Gianfrancesco Baldini, 1 di Jacob Christoph Beck, 1 di Baldassarre Oltrocchi), e creando un'unità per le quattro lettere attribuite ai Riformatori dello Studio di Padova (u.a. 84) e una per la lettera di Michelangelo Zorzi, bibliotecario della Bertoliana, inviata ad Apostolo Zeno (u.a. 120). Si sono mantenuti i rimanenti fascicoli privi di intitolazione che contengono scritture di mittenti ancora non identificati con certezza, i quali si raccolgono tutti nell'ultima unità (u.a. 121), a cui si rimanda per i riferimenti alle singole lettere e ai nomi ipotetici dei personaggi. In essa si trovano anche vari documenti tra cui atti, dichiarazioni e certificati riferiti a Giovanni Checcozzi. La numerazione delle lettere delle unità 3-121, come detto redatta nell'angolo inferiore sinistro, non rispetta attualmente l'ordine crescente, sia per le modifiche compiute con il presente inventario, sia per il conteggio da Scarpari azzerato a ogni nuova busta analizzata: le tre buste di lettere (bb. E. 26-28) di vari autori a Giovanni sono state di fatto considerate come contenitori a sé stanti; si è dunque omesso il rapporto di continuità tra le varie unità archivistiche. Per questo motivo la numerazione precedente dei fascicoli, che diverge da quella attuale, è stata barrata (angolo superiore destro); per i riferimenti alle singole unità ci si affida dunque al conteggio a matita inserito nell'angolo inferiore sinistro. Ulteriori particolarità sulla disposizione del carteggio all'interno delle unità sono date nella descrizione interna delle stesse. L'epistolario testimona i molteplici contatti intessuti da Giovanni Checcozzi con i principali personaggi dell'ambiente culturale, in particolare letterario, e accademico del tempo, tra i quali spiccano professori di medicina, scienze, teologia, latino e greco, gli appartenenti della famiglia Volpi, titolari di una nota tipografia patavina, ed eruditi e collezionisti come il veronese Scipione Maffei. Non mancano tuttavia missive d'ambito familiare: si contano infatti riferimenti e lettere del padre Francesco, dei fratelli Gaetano, Alba e Sebastiano, degli zii Matteo e Bartolomeo Checcozzi.

Epistolario Giovanni Checcozzi

1703 giu. 10 - 1768 set. 27 unità archivistiche 121