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Checcozzi, Giovanni

1691 giu. 21 - 1756 feb. 13

Giovanni Checozzi nacque a Vicenza da Francesco e Maddalena Vivaldi il 21 giugno 1691. Dopo i primi studi nella città natale passò nella vicina Padova dove si perfezionò nelle lingue e letterature classiche, nella filosofia e nell'eloquenza e conseguì nel 1711 la laurea in utroque iure. Discepolo di Domenico Lazzarini, docente di lingue classiche, frequentò i circoli scientifici legati all'ateneo e vi conobbe medici illustri come Antonio Vallisnieri, Giambattista Morgagni, matematici come Hermann e Nicola Bernoulli e altri prestigiosi letterati e scienziati. Prima ancora della laurea tradusse dal greco in latino il "Lavacro di Pallade" (inedito nella Bibl. Bertoliana di Vicenza) di Callimaco con uno stile così raffinato che Vincenzo Monti e Ugo Foscolo giudicheranno la versione superiore a quella del Poliziano e pari allo stesso originale. Scrisse inni, epigrammi, egloghe, commedie e carmi in latino, solo in minima parte pubblicati dai fratelli Volpi, ma dopo la decisione di votarsi al secerdozio, presa il 28 luglio 1714, concentrò la sua attenzione sullo studio ebraico, delle altre lingue orientali e della teologia. Nel 1720 fu nominato canonico teologo della cattedrale di Vicenza, dove iniziò nell'ottobre la predicazione prendendo come tema le meditazioni sugli scritti di san Paolo; per sette anni sottopose ad accurata indagine critica i primi undici capitoli dell'Epistola ai Romani, avvicinandosi progressivamente ai grandi temi del peccato originale, della fede, della predestinazione e della giustificazione. La fama della vasta dottrina superò rapidamente i confini di Vicenza tanto che a lui ricorrevano per consulti, pareri e dotti scambi di informazioni magistrati della Repubblica veneta, professori svizzeri e francesi, prelati italiani e stranieri; particolare successo, ma anche qualche preoccupazione nella gerarchia, ottenne la sua iniziativa di costituire accademie domestiche, foggiate sulle diatribe dei filosofi greci, per approfondire i temi teologici trattati nelle lezioni e omelie tenute nella cattedrale. Nel luglio del 1726 [...] accettò di coprire nell'università di Padova la cattedra di storia ecclesiastica, un insegnamento di recente istituzione e da poco lasciato vacante dal minore conventuale Alessandro Burgos. Iniziò le lezioni il 17 gennaio 1727 e stampò poco dopo la sua prolusione sulla natura, utilità, metodi di studio della storia ecclesiastica, ma non riuscì a ottenere nel mondo accademico ed ecclesiastico quel successo che sperava. [...] [Nel 1724] scrisse un "Simbolo o professione di fede", costituito solo di termini tratti dalla Bibbia, dai Padri e dalle preghiere della Chiesa e destinato ad uso privato, ma finito misteriosamente nelle mani di Giacinto Serry, dottore della Sorbona e lettore di teologia a Padova, che lo accusò di essere «barbaro, sciocco ed eretico» e ne stese una violenta confutazione che attirò sul Checcozzi l'attenzione delle autorità laiche ed ecclesiastiche. Sin dal 9 dicembre 1726 il podestà di Padova Antonio Loredan aveva vietato qualsiasi discussione o «conferenza» su Giansenio, Quesnel e la bolla Unigenitus; nella primavera del 1727 lo stesso rettore segnalò agli inquisitori di Stato che le discussioni si erano riaccese con asprezza, alimentate anche da «una carta poco savia che tratta degli argomenti della grazia di Dio con argomenti poco savi». La «carta poco savia» cui accennava era il Sistema della predestinazione e della grazia (rimasto inedito: Bibl. Bertoliana, ms. Gonz. 25.5.26), steso dall'allievo del Checcozzi R. Cecchetti sulla base delle conversazioni e delle lezioni tenute a Vicenza e a Padova dal Checcozzi. [...] Nel 1729 fu formalmente deferito al S. Uffizio e temporaneamente sospeso dall'insegnamento sotto l'accusa di essere un «dogmatista nuovo». Il Checcozzi preparò subito un'apologia delle sue idee, si presentò il 24 gennaio 1730 all'Inquisizione di Padova e si ritirò a San Tomio di Malo (Vicenza) e poi a Pergine in attesa degli sviluppi della situazione. Il 19 settembre 1730 venne arrestato e tradotto a Venezia, dove il processo si trascinò per quasi tre anni e si concluse con la condanna a tre anni di carcere e all'inabilitazione agli uffici di lettore ed espositore dalla Sacra Scrittura, direttore di anime, confessore e predicatore. Appena qualche anno dopo Serry, dopo averlo accusato di seguire il luteranesimo, si ricredette totalmente ammettendo di aver agito «perché ingannato, com'è proprio dell'uomo, da error d'intelletto e da falsi rapporti» e «di aver sinistramente giudicato ed operato contro la bontà singolare e la profonda scienza» del Checcozzi. Nonostante questa ammissione del Serry, alla fine della detenzione, il 22 marzo 1736, il Checcozzi non ottenne né la riabilitazione né la reintegrazione nella cattedra padovana. Si dedicò quindi esclusivamente a studi eruditi, filologici, teologici: collaborò con Gaetano Volpi nell'attribuzione di alcuni carmi inediti di Girolamo Fracastoro, redasse una dotta prefazione all'edizione delle opere latine del poeta francese Marco Antonio Mureto, illustrò alcune gemme del Museo Olivieri di Roma. Inediti o incompiuti rimangono preghiere, discorsi, poesie e vari altri scritti di teologia, filologia, erudizione sacra e profana, tra cui un'ampia Apologia di san Bernardo di Chiaravalle cui lavorò per quasi dieci anni nella tranquilla solitudine della campagna vicentina. Morì il 13 febbraio 1756.
Dopo la morte la città di Vicenza decretò la realizzazione di un suo ritratto scultoreo da collocarsi nella Biblioteca Bertoliana, luogo in cui confluirono anche tutte le opere librarie della sua ricca biblioteca, donata dalla sorella Alba nel 1776; alla Bertoliana è inoltre conservato il carteggio personale, ora raccolto in quattro buste (Fondo Epistolari, bb. 25-28), un manoscritto di "abbozzi" autografi (ms. 1782) e vari altri che conservano missive o testi di sua mano (mss. 471, 690, 1783-1785). Si rimanda alla sezione della scheda fondo per ulteriori approfondimenti bibliografici.
Parte del testo biografico è stato tratto da: P. Preto, Checcozzi, Giovanni Raimondo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 24 (1980), pp. 406-409.

Epistolario Giovanni Checcozzi

1703 giu. 10 - 1768 set. 27 unità archivistiche 121