Epistolario Anton Maria Canella
L'epistolario si trovava in origine nella camera G dell'antica sede della Biblioteca Bertoliana, come risulta dall'antica segnatura G. 3.2.7 riportata da Andrea Capparozzo sulla camicia contenente l'intera documentazione, presente anche all'interno dell'inventario da questi redatto presumibilmente nei primi anni ottanta dell'Ottocento (A. Capparozzo, Carteggio collocato nella camera G, [seconda metà del sec. XIX], p. 73). In esso è indicata l'entità del materiale, costituito da 8 autografi, 78 copie e alcuni documenti. Non risultano a oggi chiare sia l'origine della donazione, sia l'identità del personaggio che si occupò di trascrivere i perduti autografi, la cui mano si riscontra anche nella raccolta poetica di Anton Maria Canella contenuta nel ms. 2461 (le opere trascritte si alternano ad autografi), anch'esso conservato un tempo nella camera G e tutt'oggi posseduto dalla Bertoliana. Sembra dunque esserci un forte legame tra il codice manoscritto e il presente epistolario, entrambi entrati a far parte delle collezioni della Biblioteca non oltre il 1884, anno di morte di Capparozzo; come pure con la figura di don Giacomo Bologna (1823-1889), occupatosi, nel biennio 1880-1881, di pubblicare gran parte delle missive di Canella qui raccolte, dapprima nel periodico «Il Leogra», in seguito nella monografia dedicata nel 1884 alla vita e agli scritti del poeta (Lettere e poesie di Antonio Maria Canella da Schio. Raccolte e pubblicate per cura di Don Giacomo Cav. Bologna, Schio 1884). Da quest'ultima si apprende che Bologna, negli anni in cui si stava occupando alla stesura delle pubblicazioni, era in possesso di 55 lettere di Canella, raccolte grazie all'aiuto di alcuni amici e abitanti di Schio, molte delle quali risultano presenti in copia nell'epistolario (Bologna 1884, pp. 23, 24). Si riporta inoltre la presenza, all'interno dell'epistolario di Andrea Capparozzo, di una lettera inviata a quest'ultimo proprio da Giacomo Bologna, priva di data ma riconducibile ai primi anni Ottanta, la quale attesta la sua consegna alla Bertoliana di alcune pubblicazioni non specificate e delle «lettere di Canella» (Fondo Epistolari, b. E. 18, u.a 68, lettera n. 258). Seppure, in un primo momento, possa risultare lecito pensare di poter ricondurre alla figura di Bologna la donazione dell'intera documentazione, non si comprende l'assenza, negli studi da questi pubblicati, di un cospicuo numero di missive presenti nell'epistolario e relative ad annate di cui Bologna lamentava la totale mancanza di documentazione (Bologna 1884, p. 23); ugualmente, svariate missive riportate nelle pubblicazioni risultano oggi perdute. In assenza di dati e di una ricostruzione certa dei fatti, ci si limita quindi a individuare gli autografi di Canella, 9 rispetto agli 8 riportati da Capparozzo (lettere n. 12, 14, 17, 20-22, 64, 66, 69), e le missive inedite non pubblicate negli studi di Bologna (n. 1-32, 44, 45, 47, 56, 58-61, 64, 66, 74-80). A seguito dell'ordinamento effettuato da Adele Scarpari presumibilmente negli anni Ottanta del Novecento, l'intera documentazione venne inserita in un'unica unità archivistica: le missive, precedute da un'antica camicia con indicazioni di mano di Capparozzo, si trovavano suddivise per destinatario (che si disponevano in ordine alfabetico) e ordinate cronologicamente. Per cercare di rendere più chiara la loro fruizione si è scelto di creare una signola unità per ogni destinatario, mantenendo la numerazione delle lettere inserita da Scarpari nell'angolo inferiore sinistro, che si riferisce al numero delle stesse in relazione all'intero epistolario. Molti documenti, tuttavia, presentano negli angoli superiori sinistro (n. 23, 25, 27-33, 36-58, 60-62, 65, 67, 70, 72-79, 81, 83, 85, 86, 88) e destro (n. 1-11, 13, 15, 16, 18, 19) un'ulteriore antica numerazione a matita, che testimonia un precedente loro ordinamento. All'interno delle unità le lettere si collocano in ordine temporale a eccezione dell'u.a. 13; quelle prive di data certa sono poste alla fine di ogni fascicolo, mentre quelle i cui destinatari risultano non ancora identificati si raccolgono nell'u.a. 14. La corrispondenza di Anton Maria Canella è indirizzata in particolar modo ai famigliari, tra i quali spiccano la madre Maddalena Lorenza Lefebvre Fogazzaro, lo zio Pietro Rubini e il figlio Carlo, il cugino Mariano Rubini e i cognati Luigi Capitanio e Marco Corato; ma anche ad amici e conoscenti, come Antonio Bernati, Antonio Bisacco e Pietro Dal Ferro. Sono inoltre presenti, all'interno dell'u.a. 15, trascrizioni di atti relativi alla promessa di matrimonio tra Anton Maria e Margherita Orsola Vernazza, nonché documenti riguardanti l'amministrazione di alcuni suoi beni.