Soggetto produttore

Canella, Anton Maria

1796 nov. 19 - 1831 dic. 24

Anton Maria Canella, cugino di secondo grado di Antonio Fogazzaro, nacque a Schio il 19 novembre 1796 da Angelo e Maddalena Lorenza Lefebvre Fogazzaro. Appartenente a una famiglia tra le più note e agiate del paese, con dimora nei pressi della chiesa di Santa Maria Incoronata (civico n. 353), Anton Maria si distinse presto dal fratello Tommaso e dalle altre tre sorelle per «un ingegno acuto quanto strano». Ascritto fra i convittori del Reale Liceo di Verona dopo l'improvvisa scomparsa del padre, caduto da cavallo, si dedicò in particolar modo allo studio delle Belle Lettere e alla stesura di poesie, meritando, all'età di quindici anni, la pubblicazione di tre sonetti nel volume "Accademie di poesia date dagli studenti di belle lettere nel R. Liceo Convitto e nel Ginnasio comunale di Verona per festeggiare la solennità del battesimo di S. M. il Re di Roma, Roma 1811" (gli stessi si trovano raccolti in: Bologna 1884, pp. 10, 11). Nonostante la forte opposizione dei genitori, Anton Maria scelse a diciasette anni di dedicarsi alla carriera militare, arruolandosi nell'esercito francese; in seguito, dopo la caduta di Napoleone I° e le mutate condizioni politiche, abbandonò la milizia per volgersi interamente alle lettere, ai viaggi (fu a Messina, nel 1815) e alla ricerca di fama e avventure, dissipando a larga mano il ricco patrimonio di famiglia. Dopo aver intessuto importanti relazioni con influenti personaggi del tempo, intraprese a Ferrara, città dove si trovava dal 1817, la carriera di contabile nel settore del commercio, disobbediendo alla volontà del nonno, che ben conosceva l'indole irrequieta del nipote. Presto, infatti, abbandonò il mestiere per divenire Aggiunto Segretario di Legazione e, poco più tardi, Ufficiale di Legazione del Governo Pontificio; a quest'ultimo, tuttavia, dedicò delle satire non gradite, che determinarono, oltre alla sua espulsione, anche il suo improvviso ritorno a Schio. Ciò nonostante nemmeno in Patria riuscì a trovare «quella pace, che invano cercò per tanto correr d'anni nelle burrasche del secolo», come si evince dalla lettura del suo epistolario conservato oggi alla Biblioteca civica Bertoliana (BcB, Fondo Epistolari, b. E. 17). Molteplici anche i resoconti del tempo sul suo eccentrico carattere riportati da alcuni concittadini:
«Si racconta che a una signora la quale più volte avea rifiutato di riceverlo colla scusa che non era in casa, il Canella mandasse in dono il galateo di M.r Della Casa bellamente rilegato. In un'altra famiglia ove qualche volta andava a veglia si pensò di allontanarnelo [sic] col dirgli che in quell'ora soleasi fare la preghiera in comune. Capì egli l'antifona e tutto serio rispose che sarebbe rimasto volentieri e di più che avrebbe egli stesso intonate le preci. E qui, dopo il solito Rosario e bella posta lentamente recitato, aggiunse tante Ave Marie, tanti Pater noster e tanti De Profundis che il padrone di casa fu costretto intimargli di desistere e farla finita: con sommo piacere del Canella cui era sì bene riuscito lo scherzo» (Bologna 1884, p. 36, 37).
Non pure mancò di serbare nell'animo sentimenti di rimorso per la vita trascorsa: totalmente in balia di se stesso, scelse al principio del 1822 d'imitare Voltaire ritirandosi nei paeselli di Santa Caterina di Tretto (Schio) e di Sant'Antonio (Valli del Pasubio), trascorrendo le giornate in totale solitudine. Pensando poi d'esser chiamato da Dio, vestì nell'ottobre dello stesso anno l'abito di frate cappuccino, compiendo il noviziato nel Convento di Ala (Trento) col nome di fra Agostino Maria; «ma dopo aver ridotti alla disperazione quei poveri frati co' suoi tiri i più strani, stanco egli pure della vita ascetica, si diede a correre un'altra volta l'Italia levando fama di poeta e letterato a Bologna, Firenze e Roma ove fu Socio delle tre più celebri Accademie» (Canella 1879, p. 8). Fu il 1826, in particolare, l'anno che lo vide peregrinare senza sosta né meta (attestata la sua presenza nelle città di Firenze, Bologna, Imola, Faenza, Ancona) fino a raggiungere, nei primi giorni di ottobre, la Grecia, dove istituì il giornale "Il Filleleno" e, in seguito, la Turchia. Stabilitosi nella città di Smirne, decise due anni più tardi d'accasarsi sposando la giovane Margherita Orsola Vernazza, all'epoca ventenne, di famiglia onorevole e cresciuta in casa del Console inglese di Adrianopoli, da cui ebbe tre figli: Emilio Angelo Adriano Giuseppe Maria (1829), Virginia Maddalena Maria Giovanna (1830) e Adelchi Glauco Giambattista Maria (1831). Morì a Costantinopoli, forse di peste, nel giorno della vigilia di Natale del 1831, a soli 35 anni. Dei suoi autografi, sia lettere che poesie, ne rimangono alcuni conservati alla Biblioteca civica Bertoliana; nella stessa istituzione si trova altresì un cospicuo numero di documenti trascritti dai perduti originali verso la seconda metà dell'Ottocento, fondamentale testimonianza della vita, dei pensieri e dei rapporti epistolari intessuti da Canella con amici e, in particolare, con i famigliari (BcB, ms. 2461; Fondo Epistolari, b. E. 17, b. E. 105, fasc. 107; Fondo Archivio di Famiglia Roi Fogazzaro Valmarana, sezione Dono 2005, b. 14, fasc. 132). A don Giacomo Bologna, occupatosi di raccogliere e di pubblicare le principali sue lettere, si affida infine la breve considerazione sul carattere dell'ancora oggi poco noto cugino di Antonio Fogazzaro: «a chi davanti a tante contraddizioni, domandasse se il Canella fu pazzo o burlone, io credo di poter rispondere: nè uno nè l'altro; ma era poeta, era eccitabile, si abbandonava con tutte le forze dell'animo alla prima idea che gli sorgeva nella mente, e poscia non avendo la virtù della perseveranza, si gettava con violenza alla parte opposta, e disvoleva ciò che prima avea energicamente voluto» (Bologna 1884, pp. 69, 70).
Bibliografia di riferimento:
A. M. Canella, Nelle faustissime nozze Conte-Dalle Ore, Schio 1879
G. Bologna, Anton Maria Canella, «Il Leogra», a. 1 (1880-1881), n. 11, 12, 14-16, 18, pp. 163-166, 179-181, 210-213, 226-228, 244-247, 275-277. A. 2 (1881-1882), n. 3-8, pp. 23-25; 37-38; 56-57; 71-73; 87-90; 103-104; 119-121; 135-138; 151-152
G. Bologna, Lettere e poesie di Antonio Maria Canella da Schio. Raccolte e pubblicate per cura di Don Giacomo Cav. Bologna, Schio 1884
S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, Venezia 1905, p. 342

Epistolario Anton Maria Canella

1826 mag. 31 - [1875] unità archivistiche 15