Soggetto produttore

Sesso

Alcune fonti genealogiche fanno risalire le origini della famiglia alla Roma repubblicana e a Decilio Sesso vissuto in quell'epoca. Altre fonti segnalano invece la presenza dei Sesso in diverse aree geografiche, tra cui Vercelli e Pavia, nell’alto Medioevo, e loro rapporti con i sovrani longobardi. Un ramo della famiglia viene anche segnalato nella provincia di Reggio Emilia. In questo territorio si trova infatti il castello di Carpineti, concesso da Federico I ad alcuni membri della casata insieme al titolo di conti di Casteldaldo. Nel vicentino la famiglia risulta attiva a partire dal XIV secolo circa, giunta probabilmente proprio dal territorio reggiano, dove mantenne nei secoli diverse proprietà. Di tradizione ghibellina, si adoperò in più occasioni per la causa imperiale stringendo alleanze e parentele con altre casate fedeli all’imperatore tra le quali i Dalla Scala di Verona. La fedeltà all’impero rimase un tratto distintivo e costante della famiglia che nel 1532 ospitò, in una delle proprietà di Sandrigo, l’imperatore Carlo V. Nella cittadina vicentina la presenza dei Sesso si lega indissolubilmente alla storia della locale comunità e del suo territorio già dal Trecento, secolo in cui Palmerio prima e Azzone poi vi acquisirono numerose proprietà. Particolarmente contesa fu quella della Vegra, donata nel lontano 1332 da Azzone Sesso al Comune, probabilmente per gli aiuti militari prestati dagli abitanti, e in più occasioni rivendicata dalla famiglia. Nel territorio sandricense quest'ultima risiedette stabilmente, commissionando nel corso dei secoli la costruzione di eleganti dimore ed oratori. Nonostante la presenza assidua nel territorio vicentino, la famiglia fu molto attiva nella vita politica della città, dove possedeva, tra l'altro, beni a Santo Stefano e una cappella nella chiesa di Santa Corona. Nel corso dell'Ottocento, oltre alle proprietà vicentine, si aggiunsero anche i beni dell'estinto ramo emiliano.

Ferramosca

I Ferramosca discenderebbero dal ramo della nobile famiglia dei Proto di Vicenza che ebbe il suo capostipite in Brugamante, il quale nel 1311 divenne padrone del feudo degli Ezzelini in Friola dove costruì per propria abitazione un castello con annesso oratorio (c.d. «Palazzone rosso» ancora esistente) e ove esercitò piena giurisdizione. Nel 1455 la nobile famiglia Tavola di Vicenza ottenne il feudo dei Proto, costruendo la propria abitazione sul lato sinistro dell'oratorio. Tommaso, figlio del citato Brugamante, ebbe infatti due figli: Giovanni Pietro, morto senza lasciare eredi, e Agnese, ultima esponente dei Proto, sposata con Tommaso Tavola. Da loro discenderà Lucia Tavola andata in sposa ad Antonio Ferramosca figlio di Cardino di Nicolò e Laura Lonigo, dottore di Collegio nel 1489. Da loro discenderà il ramo di Francesco e quello di Antonio. Dal ramo di Francesco quondam Cardino (in terze nozze Cardino sposa Laura Lonigo, da cui nasceranno Galeazzo, Camillo, Marietta e Lucrezia; cfr. Da Schio, Appendice, p. 1056, tav. XVI) discende il ramo che si estinguerà nel 1805 con Leonardo Ferramosca, figlio di Nicolò e Anna Ferramosca di Cesare (nuziale 1727), cui successe in qualità di erede universale designato il conte Francesco Sesso (cfr. Archivio Sesso Ferramosca). Dal ramo di Antonio discende Antonio di Bonaventura, sposato con Silvia Scroffa; da loro discendono i fratelli Bonaventura e Guido, autori nel 1596 di una divisione patrimoniale da cui si originarono due ulteriori ramificazioni della famiglia Ferramosca. Bonaventura sposa la contessa Vittoria Porto figlia di Muzio e Laura Cogollo: la loro discendenza maschile si estingue con Cesare e il ramo confluisce nella famiglia Tornieri in seguito al matrimonio di Laura Ferramosca e Lorenzo Tornieri. Il fratello Guido si unisce a Lucilla Verlato, già vedova di Pietro Ferramosca: la loro discendenza si estingue nel 1741 con la morte di Scipione, il quale, privo di eredi maschi, nomina suoi coeredi Alvise Porto Barbaran, sposato con la figlia Elena, Giuseppe Trento, sposato con la figlia Valeria, Anna Ferramosca, vedova di Girolamo Garzadori, Almerico Da Schio, sposato con la figlia Ghellina, Antonio Leopoldo Zacco, sposato con la figlia Lucilla (cfr. Archivio Da Schio Ferramosca). La famiglia Ferramosca fu da sempre tra le più potenti nella città e nel territorio di Vicenza. Attraverso l'accumulazione di ricchezze, la pratica notarile e un'attenta politica familiare volta a stringere alleanze e clientele, la casata entra ben presto a far parte della locale nobiltà. Molti suoi membri praticarono l'attività notarile, furono giudici appartenenti al locale collegio e intesseranno stretti rapporti con la nobiltà veneziana. Nel 1694 ottenne dal magistrato dei presidenti sopra l'esazione del danaro pubblico lo ius perpetuum di fare «osteria, magazzino, bettola, beccaria e grassa» in Brendola. La famiglia ebbe osterie e «beccarie» anche in Villaverla, Novoledo e Cogollo. I Ferramosca annoverano tra i propri esponenti numerosi letterati e famosi giureconsulti: su tutti basti citare Scipione Ferramosca (1580-1646), figlio di Ettore «dottore e cavaliere» e nipote di quel Girolamo «giureconsulto e cavaliere» per il quale l'architetto Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio, nel 1568 costruì a Barbano di Grisignano di Zocco una lussuosissima villa. Scipione fu oratore e giureconsulto al servizio della Serenissima, dalla quale, massimo privilegio, fu incaricato anche di riordinare l'archivio della «secreta», una delle tre cancellerie presenti a palazzo ducale a Venezia e dove erano gelosamente custodite le serie di natura più specificamente politica degli archivi del maggior consiglio, senato e collegio.

Archivio della famiglia Sesso Ferramosca

1020 - ca. 1884 unità archivistiche 382