Soggetto produttore

Rubini, Francesco

1766 apr. 20

Francesco Antonio Rubini, medico e naturalista, nacque a Valdagno (VI) il 20 aprile 1766 da Giuseppe e Maria Maddalena Nicolini. La famiglia, trasferitasi dalla fine del XVI secolo in Veneto, aveva origini lombarde. Il padre Giuseppe Rubini (1744-1820), «uno dei primi membri della municipalità vicentina» (G. Da Schio, "Persone memorabili in Vicenza", ms. 3396, c. 192r), appartenente alla nascente borghesia proto-industriale e imprenditoriale dell'alto vicentino, che si era fatta luce nella seconda metà del XVIII secolo, sempre più aperta e sensibile alle correnti di pensiero illuministe e riformatrici francesi, gestiva a Valdagno una delle più importanti attività conciarie e tessili, anche se non disdegnava l'interesse per il mondo della cultura e per gli studi del suo tempo. La dedizione a quest'ultimi aspetti apparteneva, soprattutto, al fratello maggiore don Agostino (1733-1803), sacerdote e dottore apprezzato, che seppe esercitare una notevole influenza sulla famiglia, in particolare sull'educazione dei nipoti, divenendo ben presto mentore ed interlocutore privilegiato del giovane Francesco su quanto attenesse agli studi medici, letterari e filosofici, all'arte e alla religione. Dopo l'istruzione di base fornitagli dallo zio e la preparazione medio-superiore nel collegio padovano "Graziani", Francesco frequentò l'Università di Padova, laureandosi in medicina e chirurgia il 15 maggio 1788. Lo stesso giorno conseguiva la medesima laurea l'amico Giuseppe Festari, appartenente all'illustre famiglia valdagnese dei Festari, attorno cui vertevano «alcuni eletti ingegni, che fiorivano a quel tempo a Valdagno, [...] in amichevole e dotto convegno [...] il Dott. Francesco Rubini, medico, vissuto più mesi in Francia, d'onde avea riportati i costumi di perfetto gentiluomo, e i di cui scritti in materia di medicina e meteorogia vengono conservati nella Biblioteca di Vicenza; lo zio di questo, Agostino Rubini, Canonico e Dottore in Filosofia» (nel "cenno di premessa" di Giuseppe Cengia a "Nelle faustissime nozze di Rossi-Garbin", Valdagno, Tip. Nazionale di Gaetano Longo, [1877], p. 3). Conseguita la laurea, tra il 1788 e il 1790 perfezionò gli studi medici negli atenei di Pavia e di Milano e, a partire dai primi anni dell'ultimo decennio del Settecento, praticò la professione di "medico viaggiatore" presso gli ospedali più attrezzati della penisola, tra cui quelli di Bologna, Firenze e Roma, città dei cui monumenti fornì puntuali e precise descrizioni storico-artistiche inviate ai familiari. L'esperienza napoletana, invece, si dimostrò negativa e deludente sul piano dell'insegnamento e della pratica della medicina, anche se gli offrì nel febbraio del 1791 l'opportunità di assistere all'eruzione del Vesuvio, arricchendo i suoi interessi naturalistici e orittologici. Durante il viaggio di ritorno in patria, Francesco ebbe la fortuna di conoscere a Roma, tra le più rappresentative personalità del tempo che ne alimentarono la sensibilità artistica, lo scultore Antonio Canova (1757-1822), definendolo colui «che emula le opere di Fidia e di Prassitele, che ha superato senza esagerazione Michelangelo e Bernini» (BcB, Fondo Epistolari, "Epistolario Francesco Rubini", E. 86, vol. 1, doc. 12). Per alcuni anni esercitò con passione e competenza la professione medica a Venezia, osservando con distacco gli avvenimenti politici del 1797, che portarono alla caduta della Repubblica. Tornato nella sua Valdagno, nel 1802 venne nominato dall'Imperatore Francesco I d'Asburgo Ispettore-soprintendente governativo delle fonti acquifere di Recoaro Terme (VI), succedendo all'illustre medico valdagnese Girolamo Festari (1738-1801). Queste funzioni vennero confermate anche con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia nel 1806 da parte di Napoleone. Successivamente, con la formazione del Regno Lombardo-Veneto a seguito della Restaurazione del 1815, il governo austriaco ne rinnovò l'incarico di medico ispettore di Recoaro con l'attribuzione di "Regio", permettendogli di intessere una fitta corrispondenza con medici, scienziati, artisti, intellettuali e politici, tra i più importanti dell'Italia Settentrionale, che ivi soggiornavano o raccomandavano altri pazienti, amici o familiari per la cura termale, e di produrre numerose osservazioni medico-scientifiche, peraltro mai pubblicate, sulle proprietà benefiche e sulla composizione chimica delle acque "acidule" recoaresi, strettamente connesse all'assetto geo-morfologico del loro bacino e all'azione mineralizzante esercitata dalla meteorologia. Tra il 1802 e il 1824, in collaborazione con l'Osservatorio dell'Università di Padova, raccolse importanti studi meteorologici. Inoltre, nel 1809 Francesco ottenne la nomina a socio della "Società di Medicina di Venezia". Morì il 19 febbraio 1827 a Valdagno, dopo una lunga e progressiva paralisi degli arti inferiori.
Bibliografia di riferimento:
G. DA SCHIO, Persone memorabili in Vicenza, ms. 3396, c. 192r.
M. DAL LAGO-S. FORNASA-G. TRIVELLI (a cura di), Dizionario biografico della Valle dell'Agno. Secoli XII-XX, Sommacampagna (VR), Cierre Edizioni-Gruppo Storico Valle dell'Agno, 2012, pp. 218-220;
G. GULLINO (a cura di), Storia di Vicenza. Dalla preistoria all'età contemporanea, Sommacampagna (VR), Cierre Edizioni-Istrevi, 2014, p. 133;
B. CORRER, Nelle faustissime nozze di Rossi-Garbin, Valdagno, Tip. Nazionale di Gaetano Longo, [1877], p. 3;
M. MICHELON, Francesco Rubini illuminista valdagnese. Medico e viaggiatore tra '700 e '800, Valdagno, Comune di Valdagno, 1993, pp. 9, 13-21, 23, 26, 28-31, 35-38, 40-42, 45-49, 51, 53, 54, 56, 60, 65, 67-70, 74, 81 e 144.

Epistolario Francesco Rubini

1789 lug. 25 - 1869 nov. 22 unità archivistiche 2