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Cordellina

La fama e la notorietà della famiglia Cordellina si devono, in particolar modo, alla figura di Carlo Cordellina Molin (1703-1794), ricordato nelle fonti come il più insigne avvocato e rappresentante del Foro veneto del tempo, nonché committente della nota villa Cordellina a Montecchio Maggiore (1735-1760), affrescata da Tiepolo, e dell'omonimo palazzo cittadino sito in contra' Riale (1776-1790), ora sede della Biblioteca civica Bertoliana.
Nonostante i Cordellina siano annoverati le più illustri famiglie vicentine, risultano ancora oggi scarne le notizie circa la loro origine in città. Si ritiene che gli avi fossero ascritti all'ordine mercantile come cardatori di lino o "linarolli" - da qui l'origine del nome -, il cui fiore si ritrova inserito nello stemma familiare.
Non vantavano dunque nobili origini. L'evoluzione sociale dei Cordellina si deve, molto probabilmente, proprio alla professione di avvocatura svolta da Carlo e, in precedenza, dal padre Lodovico: nel Settecento veneziano, infatti, come riportato da Menegozzo, gli avvocati risultavano secondi socialmente solo alla nobiltà (R. Menegozzo, Il committente Carlo Cordellina, in Nobili e Tiepolo a Vicenza. L'artista e i committenti, Vicenza 1990).
Da Scipion Dal Ferro (G. Dal Ferro, Notizie ed albero genealogico della Famiglia Cordellina, Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, ms. 3026) si apprende che i Cordellina furono ammessi al Consiglio dei 150 nel 1710 grazie ai fratelli Lodovico e Ottavio, ai quali la città di Vicenza aveva conferito il privilegio della nobiltà il 5 febbraio 1705. Fu, di fatto, proprio a Venezia, nella contrada di San Maurizio, che la famiglia risiedette in prevalenza fino alla morte di Giulia Zanchi, moglie di Carlo e nipote dell'allora celebre avvocato Girolamo Zanchi: a seguito della sua scomparsa, avvenuta attorno al 1780, Carlo decise di abbandonare la vita del Foro ritirandosi a Vicenza, dove passò gli ultimi anni di vita nel palazzo neopalladiano costruito su progetto di Ottone Calderari (cfr. P. Marasca, Biografie degli uomini celebri vicentini, Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, ms. 3293).
Si attestano, tuttavia, due precedenti "case dominicali" della famiglia a Vicenza, secondo gli storici situate rispettivamente sul monte di San Bastiano, nelle vicinanze dell'omonima chiesetta quattrocentesca (cfr. V. Piermatteo, Giovanni Maria Bertolo "Consultore in Iure" della Repubblica Veneziana. Profilo di un avvocato tra professione, devozione e patrocinio delle arti, in «Saggi e Memorie di Storia dell'Arte», 31 (2007), p. 299), e nella parrocchia di San Faustino, nei pressi delle contrade Piancoli e Barche (quest'ultima fu ereditata nel 1709 alla morte di Carlo Molin). Non permangono informazioni precise circa il periodo in cui Carlo Cordellina decise di far erigere il nuovo palazzo nell'area di Riale: l'intenzione, però, non potè scaturire prima del 1770, anno in cui il Senato approvò la vendita delle preesistenti proprietà dei padri Gesuiti, che in quella zona possedevano un ricco complesso costituito da una chiesa, un collegio e un convento, soppressi nel 1769.
Non molte anche le notizie riguardanti i famigliari di Carlo: il padre Lodovico, «provveduto di beni e di fortuna», sposò in età avanzata una nobile vedova della famiglia Cavagnis, Angela, mentre si attestano con certezza tra gli zii paterni i nomi di Giorgio, Antonio (frate nel monastero vicentino dei Carmini e morto nel 1714), Ottavio (che morì senza eredi nell'agosto del 1715) e Virginia (morta il 2 febbraio 1735). Al 1590 risale, invece, un contratto d'acquisto stipulato in zona veneziana da Antonio Cordellina, prozio di Carlo (D. Battilotti, "Lusso plausibile" e senza "frivolità". Un celebre avvocato, una villa, due palazzi, in I Tiepolo e il Settecento vicentino, catalogo delle mostre a cura di F. Rigon, M. E. Avagnina, F. Barbieri, L. Puppi, R. Schiavo, Vicenza, Montecchio Maggiore, Bassano del Grappa, 26 maggio - 20 settembre 1990, Milano 1990, p. 297), mentre nessuna informazione rimane riguardo al capostipite Zorzi riportato nell'albero genealogico trascritto da Scipion Dal Ferro (G. Dal Ferro, Notizie ed albero genealogico della Famiglia Cordellina, Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, ms. 3026). Si riporta, ciò nonostante, la presenza di ulteriori personalità appartenenti alla famiglia, antecedenti al Settecento, documentati nell'Epistolario Cordellina conservato alla Biblioteca civica Bertoliana, dove compaiono i nomi di Vincenzo, Francesco, Adriano (attestato a Massa nei primi anni venti del Seicento e in contatto con il marchese Giacomo Malaspina) e Giuseppe. Quest'ultimo in data 2 gennaio 1668 ebbe a prestito un posto in Consiglio Nobile. Ai Cordellina si devono poi aggiungere numerosi nomi di personaggi che, molto probabilmente, facevano parte della loro cerchia familiare: ne è un esempio il giureconsulto Carlo Molin, intimo amico di Lodovico che, oltre a sposarne la sorella Virginia, lasciò erede testamentario suo figlio Carlo, al cui cognome aggiunse quello dei Molin (si veda: BcB, Fondo Epistolari, E.30). Rimasto orfano del padre nel 1720, Carlo sposò qualche anno più tardi Giulia Zanchi, da cui ebbe tre figli: Girolamo e Antonio, che morirono rispettivamente nel 1766 e nel 1795, e Lodovico, con cui si estinse definitivamente la famiglia, il 9 luglio 1800. L'intero suo patrimonio passò a Niccolò Bissari, rimasto unico erede tra quelli nominati da Lodovico nel testamento sottoscritto il 4 ottobre 1797: egli, rimasto senza figli, legò l'intera sostanza al collegio convitto comunale che da allora prese il nome di Cordellina.

Epistolario Cordellina

1619 gen. 01 - 1774 set. 03 unità archivistiche 52