Epistolario Cordellina
L'epistolario si trovava in origine nella camera G dell'antica sede della Biblioteca Bertoliana, come risulta dall'antica segnatura G. 3.2.6 riportata sulla camicia della prima unità archivistica, presente anche all'interno dell'inventario redatto da Andrea Capparozzo presumibilmente nei primi anni ottanta dell'Ottocento. Composto da 52 fascicoli ordinati alfabeticamente per mittente, contiene complessivamente 301 documenti che coprono un arco cronologico che va dal 1619 al 1774. Sulla camicia di tutti i fascicoli sono presenti annotazioni di mano di Andrea Capparozzo, a cui si attribuisce la suddivisione delle singole unità archivistiche avvenuta non oltre il 1884, anno della sua morte. Grazie alle indagini condotte da Battilotti si apprende che l'epistolario faceva in principio parte del perduto archivio Cordellina, un tempo collocato in una struttura nei pressi dell'omonimo palazzo in contrà Riale: manomesso dagli austriaci durante la prima guerra d'indipendenza (1848), fu poi donato dal Comune di Vicenza alla Bertoliana con ogni probabilità negli anni successivi al triennio 1880-83, periodo che coincide con la sua dispersione (Cfr. D. Battilotti,"Lusso plausibile" e senza "frivolità". Un celebre avvocato, una villa, due palazzi, in I Tiepolo e il Settecento vicentino, catalogo delle mostre a cura di F. Rigon, M. E. Avagnina, F. Barbieri, L. Puppi, R. Schiavo, Vicenza, Montecchio Maggiore, Bassano del Grappa, 26 maggio - 20 settembre 1990, Milano 1990, p. 305). Sembra dunque che l'ordinamento della documentazione pervenutaci, solo una minima parte di ciò che costituiva l'archivio originale, si colleghi agli ultimi anni di attività di Capparozzo. A questo proposito si riporta la presenza, all'interno dell'archivio della famiglia Trissino conservato alla Bertoliana, di alcuni documenti riguardanti i Cordellina che, probabilmente, secondo il parere di Puppi, costituivano parte integrante del loro archivio famigliare (L. Puppi, Carlo Cordellina committente d'artisti. Novità e appunti su G. Massari, G. B. Tiepolo, F. Guardi, F. Lorenzi e O. Calderari, in «Arte Veneta», 22 (1968), pp. 212-216). Il conteggio delle missive, eseguito a matita, segue due ordini diversi: in alto a destra si colloca il numero relativo alle lettere presenti all'interno dei singoli fascicoli che, a eccezione dei fascicoli n. 1, 13, 22, 28 e 35, si dispongono in ordine cronologico; in basso a sinistra, invece, vi è il numero dei documenti in relazione all'intero epistolario. Quest'ultimo intervento, eseguito con ogni probabilità da Adele Scarpari - che si occupò anche del censimento della documentazione negli anni ottanta del Novecento - vede rispettata la precedente ordinazione cronologica a esclusione delle unità archivistiche - le stesse già citate - in cui si presentano più destinatari. Le lettere sono indirizzate a vari componenti della famiglia Cordellina, tra i quali spiccano Lodovico e il figlio Carlo (committente della villa e del palazzo omonimi tutt'oggi esistenti rispettivamente a Montecchio Maggiore e a Vicenza), seguiti da Francesco, Vincenzo, Adriano e Giuseppe. Tra i destinatari si presentano tuttavia ulteriori personalità come Girolamo Zanchi, Antonio Cozza, Carlo, Patrizio e Isabella Molin, Nicolò Dal Toso, Giacomo Tiepolo, Nicola Capobianco e Giuseppe Rubini, legati ai Cordellina per motivi professionali o di parentela. Lodovico e Carlo (1703-1794), in particolare, furono insigni avvocati conosciuti non solo dalle principali famiglie aristocratiche venete, come si attesta in questo epistolario, ma anche in tutto il territorio italiano: nelle lettere, infatti, si riscontrano numerose notizie riguardanti affari, questioni private e cause da loro compiute. Fu soprattutto l'abilità nell'arte oratoria di Carlo - divenuta quasi leggendaria -, unita al particolare interessamento con cui egli seguiva le sue cause, il motivo che garantì alla famiglia prestigiosi contatti: tra i mittenti si segnalano, per esempio, le personalità di Maria Teresa Cybo d'Este, il doge Alvise III Sebastiano Mocenigo, Francesco Corner, Giulio Giustinian e l'architetto Giorgio Massari.