Soggetto produttore

Vivorio, Agostino

1743 set. 23 - 1822 ago. 26

L'abate Agostino Vivorio, al secolo Francesco Giovanni Lorenzo, professore ed educatore, nacque a Vicenza il 23 settembre 1743 da Giacomo e Beatrice Montagnana, entrambi provenienti da famiglie di orafi e gioiellieri. Compiuti gli studi nella città natale presso il Collegio dei Gesuiti, in cui si dedicò principalmente all'apprendimento del latino e dell'aritmetica, nel 1756 fu avviato alla professione paterna nella bottega del maestro Antonio Giuriato a Venezia. Tuttavia, nel maggio del 1762 egli ottenne il consenso dai genitori di intraprendere il noviziato nel Convento di S. Michele a Vicenza, vestendo gli abiti agostiniani e assumendo il nome di Agostino. Probabilmente, la scelta di una vita monastica fu guidata dalla necessità di dedicarsi allo studio, piuttosto che da una vocazione religiosa. Concluso il noviziato a Pavia, fu trasferito a Ravenna, dove prese gli ordini minori, e nel 1764 nel Collegio Militare di Verona, ove si applicò allo studio della filosofia, della teologia e della matematica fino al luglio del 1770, ponendosi sotto la guida di dotti professori ed amici, come Paolo Luchini, Antonio Maria Lorgna e Leonardo Salimbeni. Agevolato nell'esenzione da alcune regole conventuali, sentite da lui troppo restrittive, l'ambiente veronese mise in risalto la sua principale aspirazione, vale a dire coltivare e perfezionare gli studi nelle scienze matematiche, permettendogli in giovane età di pubblicare il trattato matematico "De cubicis ac biquadraticis aequationibus tractatus" (Verona, Tip. Ramanzini, 1769) e, successivamente, di dedicarsi alla stesura di quello di geometria "Sublimioris geometriae opuscola Augustini Vivorii" (Venezia, Fenzo Modesto, 1772). L'abate e amico Alberto Fortis lo spinse a trasferirsi a Venezia nell'estate del 1770 presso il Convento di S. Stefano per l'educazione nella matematica, nell'astronomia e nell'architettura militare di due giovani conti, appartenenti alle illustri famiglie polacche degli Ossolinscki e dei Potoçki; nel dicembre dell'anno successivo, ottenuto il documento di secolarizzazione che lo spogliò dell'abito monastico per vestire quello di prete, iniziò l'insegnamento presso un Collegio di nobili a San Vio. La possibilità di ritornare a Vicenza come precettore in casa di nobili giovinetti arrivò nel 1773 con l'incarico offertogli dal conte Giorgio Marchesini per l'educazione del nipote Leonardo Thiene, futuro senatore del Regno d'Italia, e nell'inverno del 1777 per Francesco, figlio dell'amica Marina Remondini Zolchi, a Schio (VI). Nel frattempo, Vivorio si era inserito nella vita culturale illuminista veneta, collaborando per vent'anni alla stesura di articoli di taglio scientifico, ma anche economico, storico ed artistico, per il "Giornale Enciclopedico", il periodico che successe all'"Europa Letteraria", nato sulla scia della celebre opera di D. Diderot e J. B. d'Alembert, di Elisabetta Caminer, moglie del medico Antonio Turra. Nel 1782 il maestro e amico Lorgna fondò a Verona la "Società Italiana", nominandolo segretario perpetuo dell'accademia e procurandogli, negli anni successivi, la nomina di professore di belle lettere (italiano e latino), storia, geografia, matematica e geometria nel Collegio Militare. L'insegnamento della matematica risvegliò in Agostino l'interesse per gli studi scientifici, portandolo a pubblicare l'operetta "Istrumento divisore del signor abate Agostino Vivorio professore di geografia…" (Verona, Eredi Caratto, 1794). Inoltre, nel 1793 era stato nominato Socio dell'Accademia di Agricoltura ed Arti di Verona, in risposta ad un cui quesito sull'utilità di abolire o meno le arti aveva pubblicato, in precedenza, il trattato "Sopra i corpi delle arti risposta ad un quesito accademico" (Verona, 1792). Con la caduta della Repubblica Veneta nel 1797, per decreto napoleonico il Collegio Militare venne soppresso e la "Società Italiana" trasferita a Milano e, poi, a Modena, determinando il ritorno di Agostino in patria. Nel 1801 la nomina a socio dell'Accademia Olimpica di Vicenza gli procurò la stima dei suoi concittadini. Nei primi anni dell'Ottocento ricevette una serie di incarichi pubblici di carattere tecnico-scientifico, affidatigli dal governo austriaco e francese nel loro succedersi: fu a capo della commissione per la regolazione delle pubbliche strade e dei ponti, membro di un'altra commissione per la regolazione del Brenta, direttore delle acque e delle strade del dipartimento del Bacchiglione ed, infine, ispettore per l'erezione dei murazzi di Pellestrina, Malamocco e Chioggia nella laguna di Venezia. Abbandonati gli impegni pubblici, Agostino curò la pubblicazione di disegni e scritti del defunto Ottone Maria Calderari, illustre architetto vicentino, fondando, assieme ad altri, la "Società Calderariana". Avvalendosi dell'esperienza maturata nel tempo come precettore e professore, negli anni successivi si occupò della stesura di quattro opuscoli di carattere pedagogico: "Forza dell'impressioni della prima età" (Vicenza, Paroni, 1810), "Educazione fisica" (Vicenza, Paroni, 1811), "Educazione morale" (Vicenza, Paroni, 1814) e "Prima educazione intellettuale" (Vicenza, Paroni, 1815). Morì per paralisi progressiva il 26 agosto 1822.
Bibliografia di riferimento:
BcB, "Memorie e documenti sull'abate Agostino Vivorio", ms. 2744, fasc. "Memorie civili dell'Ab[at]e Vivorio"; "Vita dell'Ab[at]e Vivo[rio] stampata nel 1841. 1743-1822"; "Attività lasciata dall'Ab[at]e Vivorio morto il 26 agosto 1822.";
G. DA SCHIO, "Persone memorabili in Vicenza", ms. 3401, cc. 105r, 106r, 107r, 108r, 109r, 110, 111, 112r, 113r, 114r, 115r, 116r, 117r, 118r, 119r, 120r;
P. MARASCA, "Biografie degli uomini celebri vicentini", ms. 3294, p. 488.
L. BORGA, "Agostino Vivorio (1743-1822): industriale e letterato vicentino, traduttore de Le stagioni di James Thomson (1700-1748).", [Verona, 2002], pp. 1-25;
C. BOVO, "Interessi pedagogici e attività culturali di un illuminista vicentino: l'abate Agostino Vivorio (1743-1822)", [Padova, 1989], pp. 54-97 e 120-142;
S. RUMOR, "Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono", Venezia, 1905-1908, vol. III, pp. 348-350;
R. VICARI, "Le idee pedagogiche di Agostino Vivorio", [Padova, 1951], cc. 3-9 e 82-85.

Epistolario Agostino Vivorio

1767 mar. 08 - 1822 lug. 20 unità archivistiche 6