Archivio storico del Comune di Vicenza

L'Archivio conserva documentazione compresa tra il XII e il XIX secolo; si sviluppa su 5890 unità di confezionamento ed occupa circa 730 m lineari di scaffalature. Questo complesso di documenti si può suddividere in due tronconi distinti: il cosiddetto Archivio di Torre e l'Archivio Storico. L'Archivio di Torre (così identificato per l'antica collocazione nella Torre del Zirone, poi del Tormento, in piazza delle Erbe) comprende la parte antica della documentazione, quella che va dal XII secolo alla caduta della Repubblica di Venezia e fa corpo a sé, con un proprio catastico e indici vari che ne consentono un facile accesso. L'Archivio Storico, invece, conserva il materiale ottocentesco fino al 1893; il rimanente, che pure dovrebbe stare presso la biblioteca, è attualmente depositato presso l'Ufficio Protocollo e Archivio del Comune. L'Archivio Storico ha un ricco corredo di Protocolli e di Indici dei Protocolli suddivisi in ordine cronologico e per materie o referati che ne consentono un sicuro, seppur meno agevole, accesso. I due tronconi fusi assieme da una serie progressiva di numeri di corda, mostrano una notevole sproporzione in quanto a dimensioni: l'Archivio di Torre ha uno sviluppo di circa 2000 unità, mentre i quasi 2/3 spettano all'Archivio Storico. Ciò si spiega oltre che per l'ovvio aumento di produzione di carte in periodo moderno, anche per le vicissitudini storiche dell'Archivio di Torre, più volte devastato da calamità naturali che ne hanno considerevolmente decurtato il complesso.

Sappiamo da Domenico Bortolan, bibliotecario in Bertoliana dal 1884 al 1927, che l'Archivio di Torre fu, lungo tutta la sua storia, più volte riordinato. Dopo il disastroso incendio del 18 giugno 1509 l'archivio era stato spostato dall'originaria collocazione (la Torre del Zirone), in alcune sale attigue a quelle dei Deputati della città ed è qui che lo troviamo quando, nel 1586, i Deputati incaricano Simandio Chiericati di rivedere tutte le antiche scritture per poterle: "odinare et regulare secondo le materie et tempi [...] far copie, summarii, inventarii, alfabetti, tavole" (Bortolan-Rumor, La Biblioteca Bertoliana, pp. 177-178). Ma par di capire che l'opera non abbia raggiunto lo scopo se nel 1619 e ancora nel 1623, prima sono eletti due Presidenti all'Archivio e poi è nominato a: "regolar le pubbliche scritture" Girolamo Breganze. Una svolta si ha nel 1680 quando ad Iseppo Cerato Orsino viene dato l'incarico di un riordino generale dell'Archivio; questi in tre anni compila un catastico ma quando, nel 1684, lo si sollecita a concludere, le operazioni si fanno farraginose e ancora nel 1707 il lavoro non è terminato. Bisogna attendere il 1779 perché si intraprenda quello che Bortolan, non senza enfasi, definisce il:"più grandioso lavoro di catastazione". L'incarico di sistemare l'archivio è affidato al domenicano p. Giovanni Domenico Scolari che con l'aiuto di p. Michelangelo Doria e don Bortolo Lucchi dà avvio all'impresa. Il lavoro dura 14 anni ma alla fine, il 10 giugno 1793, i Presidenti, con orgoglio, possono presentare ai Deputati della città il nuovo Catastico della Magnifica Città di Vicenza: ventiquattro volumi rilegati in pelle nei quali è possibile avere un preciso riscontro dei documenti conservati in archivio. La nuova sistemazione richiede personale esperto, la nomina ad archivista, siamo nel 1794, spetta a Pietro Antonio Borgo che lo stesso anno riceve anche l'incarico di terminare il catastico che lo Scolari aveva interrotto al 1789. Al termine del lavoro al catastico originale si aggiungono altri sette volumi: tre di Aggiunte e quattro di Proclami. La tanto sospirata accessibilità ai documenti provoca un immediato interesse verso le cose patrie e i Deputati pensano bene di incaricare Galeazzo Calderari e Francesco Anguissola: "ad internar li loro studi nella totalità dello stesso (archivio)". Il precipitare degli avvenimenti politici, dalla caduta di Venezia al rimpallato avvicendarsi di Francesi e Austriaci e il duro braccio di ferro con questi ultimi condannano l'Archivio di Torre al più completo abbandono. Conservato malamente, in locali non adatti, l'archivio subisce l'ingiuria delle stagioni che provocano danni rilevanti tanto che alcuni volumi esposti alle temperie, compattati dall'umidità risultano del tutto illeggibili e condannati alla distruzione. Ad aggravare la situazione, nel 1851, è la collocazione, nei medesimi locali, dell'allora archivio di deposito del comune , dal 1800 al 1840. Tutto questo materiale, alla meno peggio costretto con l'archivio antico in spazi angusti, in parte viene accatastato sul pavimento e solo nel 1859 riceve una collocazione idonea quando, finalmente, fu possibile recuperare dal Tribunale, che li aveva fatti propri, gli spazi originali. Lo stesso anno il municipio incarica Cesare Foucard, emerito professore di paleografia a Venezia, di riordinare l'archivio antico. Gli si affianca Eugenio Panizzoni che durante le assenze del professore prosegue nel riordino. La prima operazione di Foucard è lo scarto di migliaia di ricevute di pagamento, per lo più del Sei Settecento, che vengono distrutte. Foucard pensa bene di mantenere inalterato l'ordine dato dallo Scolari e si limita ad aggiungere al catastico un Inventario di tutti i libri e buste ai quali è stato apposto un numero progressivo. Il lavoro di Foucard è però destinato a interrompersi: non ben visto dalle autorità austriache è costretto all'esilio. Spetta allora al Panizzoni di terminare il riordino secondo i dettami dati dall'insigne professore e l'8 gennaio del 1867 egli presenta una dettagliata relazione al Municipio. Nel 1881, poi, il Consiglio cittadino delibera di affidare alle cure dell'allora bibliotecario Andrea Capparozzo, l'archivio antico. È questo il primo atto ufficiale di deposito, presso la Bertoliana, dell'Archivio di Torre; in realtà solo il catastico viene trasferito presso la patria biblioteca, mentre al bibliotecario sono affidate le chiavi dell'archivio che continua a rimanere in locali separati dalla biblioteca stessa, con non poco disagio degli studiosi. Bisogna aspettare l'aprile del 1890 perché l'Archivio di Torre trovi nuova collocazione in una grande sala della biblioteca, a quel tempo ancora nella sede storica del Monte di Pietà, prospiciente Contrà delle Morette. L'attuale sede di palazzo S. Giacomo, ultimo approdo per l'Archivio di Torre e per la Bertoliana che lo ospita, arriva nel 1908, dopo ben due secoli dalla data d'inaugurazione della biblioteca cittadina.
La documentazione arriva fino all'anno 1897. La parte novecentesca dell'archivio è conservata nella sede del Comune di Vicenza di Palazzo Trissino.