Soggetto produttore

Capra

La famiglia Capra si affaccia sulla scena politica nel Basso Medioevo avendo un ruolo di primo piano nel territorio vicentino. Grazie alle recenti ricerche relative all’epoca medievale, edite (o in fase di pubblicazione) a cura di Francesco Bianchi, si può affermare che nell’insieme le fonti che riguardano i Capra consentono di ricostruire passo dopo passo l’ascesa sociale ed economica di questa casata, comparsa quasi “dal nulla” nel secondo Duecento, ma già protagonista a questa altezza cronologica delle vicende politiche ed economiche di un piccolo villaggio dell’Alto Vicentino: Carrè [Bianchi, 2018, pp. 23-27]. Nelle sue Cronicae il Pagliarini racconta che la nobile famiglia Capra giunse nel Vicentino dalla Germania, ma è indeciso sul periodo di questa migrazione, che colloca in un periodo compreso fra il 1057 e il 1300. Le origini teutoniche del casato trovano credito pure nella Genealogia della famiglia Capra, che evidentemente riprende gli accenti “mitici” della letteratura genealogica dell’età moderna, forse per accreditare i suoi orientamenti ghibellini, come dimostra anche l’inserimento dell’aquila imperiale nello stemma di famiglia e le presunte concessioni di privilegi, immunità e giurisdizioni ricevute dall’imperatore Enrico VII «in Pedemonte» [Pagliarini, 1663, pp. 267-268 e Capra, 1701]. In realtà il primo documento certo che attesta la presenza dei Capra nel Vicentino risale al 1272 (e non al 1172, come erroneamente riportato in più studi): si tratta di un capitolato che definisce il godimento di diritti signorili e giurisdizionali ‒ detti di “mariganza” ‒ da parte del nobile Uberto di Caprello sulla comunità e le terre di Carrè [Ranzolin, 1988]. Uberto Capra è quindi il primo capostipite accertato di questa casata, che nel 1272 doveva già essersi radicata da tempo sul territorio, come suggeriscono pure gli indizi recuperati dal Pagliarini, ma bisognosi di conferme in sede d’archivio, lì dove si citano, forse con eccessiva enfasi e una certa piaggeria, non insolita per questo notaio-cronista nei confronti delle casate coeve più potenti, «Oldoricus Jordani Caprellae vir ditissimus et populi favore potens» e «Aycardinus Vincentii Caprae vir et animo et opibus et eloquentia praestans», collocati rispettivamente nel 1240 e nel 1220. In ogni caso, l’esercizio dei diritti di mariganza a Carrè è ribadito anche in documenti successivi al 1272, che da una parte corroborano l’immagine dei Capra come famiglia eminente nell’area pedemontana del Vicentino, dall’altra attestano però la natura transitoria dei diritti di mariganza, che potevano essere oggetto di compravendite o spartizioni con altri soggetti. In base alle incomplete fonti a disposizioni della prima metà del Trecento, il ruolo dei nobili Capra all’interno della politica cittadina attiva sembra secondario [Varanini, 1988, 185], mentre alla metà del Quattrocento erano inseriti con numerosi consiglieri nel consiglio maggiore [Varanini, 1988, 187]. Tra tutti i componenti si distinse Enrico di Vincenzo che nel 1428 sottopose «tutti i suoi beni al vincolo dell’inalienabilità» […]; «la forza e il prestigio della famiglia erano annodati intorno al vincolo di parentela e all’antichità della Casa. La famiglia disponeva di beni un po’ ovunque nel Vicentino: a Camisano, a San Pietro in Gù, a Carrè, Marano e altri luoghi» [Povolo, 1996]. Egli agì in continuità con le iniziative del padre Vincenzo, ampliando ulteriormente gli affari di famiglia: anzi, a volte operò a nome proprio e del padre, oppure come procuratore del padre. Nel 1532, Gabriele, insieme con quasi tutti gli altri componenti della Casa, acquisì da Carlo V il titolo di Conte, legato alle proprietà di Carrè. Questi titoli furono poi riconosciuti dalla Repubblica di Venezia. Il 24 febbraio 1648 l’Imperatore Ferdinando III concesse a Odorico Capra e ai suoi discendenti il titolo di Marchese. Nel corso del Cinquecento la famiglia Capra era molto ramificata, tuttavia agiva politicamente nei consigli cittadini quasi sempre unitariamente. Negli anni Trenta e Quaranta si ritrova a combattere con ruolo di comprimaria per le cariche consigliari vicentine, ma è a partire dal 1558 che capeggia ufficialmente la fazione antioligarchica in antitesi alla famiglia da Porto. Negli anni settanta e ottanta del Cinquecento Odorico Capra era a capo della fazione che controllava il consiglio cittadino, mentre Leonardo Valmarana era il dominus che aveva legami con realtà italiane ed europee: entrambi appartenevano alla cosiddetta fazione spagnola locale (con i Ragona, Scroffa, Monza, Angaran, Poiana e Godi) [Savio, 2017]. Una conferma del posizionamento politico della famiglia Capra è documentata nella riforma del consiglio cittadino del 1588, quando coloro «che non voleva si mutasse il Consiglio erano gli infrascritti: primo il signor Fabio Monza come Conservator delle leggi con tutta la famiglia Monza, il cavalier Antonio Capra come Conservator delle leggi con tutta la famiglia Capra. Tutta la Casa Angarana, tutta la Casata Godi, tutta la Casa Garzadore, quasi tutta la famiglia Poiana, parte dei Renaldi, parte dei Gualdi e parte dei Muzani; quasi tutti li Loschi, parte dei Valmarana, Fioccardi e qualche altra casata» [Povolo, 1997, 327]. Numerosi sono i palazzi e le ville Capra: i fratelli Odorico e Mario Capra nel 1591 acquistarono la Rotonda dal figlio naturale di Paolo Almerico e la portarono a termine, compresi i rustici; inoltre, Odorico fece costruire nella chiesa di San Lorenzo, dove aveva già un proprio sepolcro, un altare per la famiglia; avevano altri sepolcri anche in Cattedrale, a San Michele e a Santo Stefano; è della famiglia Capra una delle più interessanti ville di metà Quattrocento a Carrè; di metà Settecento la villa di Sarcedo, architetto lo stesso proprietario Orazio Claudio Capra. Appartenne alla medesima famiglia la villa di Santa Maria di Camisano. Inoltre, Giulio Capra commissionò a Palladio un palazzo sul Corso (all’inizio, sulla sinistra, poco dopo palazzo Thiene Bonin), mai costruito (ma pubblicato nei Quattro libri). 


Secondo le ultime ricerche i fondi Capra sono presenti: nell’Archivio Porto Colleoni Thiene del Castello di Thiene (343 u.a., 1091-1834); nell’Archivio Savardo della Fondazione di Storia di Vicenza (44 u.a., 1322-1835); nell’Archivio di Stato di Vicenza (37 u.a., 1272-1802); nell’Archivio di Stato di Treviso (oltre 500 pergamene, 1511-1697); in Biblioteca civica Bertoliana (3 u.a.), nell’Archivio di Stato di Udine: vi è un’orazione funebre e qualche appunto sulla famiglia Capra.


Bibliografia di riferimento:


Alvise Capra, Genealogia della famiglia Capra di Vicenza, 1701, in Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, ms. 2377; D. BATTILOTTI, L. PUPPI, Andrea Palladio, Electa, Milano, 2006; F. BIANCHI, Le pergamene dell'Archivio Savardo: regesto ed edizione di documenti vicentini (1308-1430), Viella, Roma, 2018; B. PAGLIARINI, Croniche di Vicenza di Battista Pagliarino, scritte dal principio di questa Città...VI, in Vicenza, appresso Giacomo Amadio, 1663, pp. 267-268; C. POVOLO, La primogenitura di Mario Capra (Vicenza, 1619-1626), Vicenza, 1996; C. POVOLO, L'intrigo dell’onore: poteri e istituzioni nella Repubblica di Venezia tra Cinque e Seicento, Cierre, Caselle di Sommacampagna, 1997; A. RANZOLIN, L’antico statuto della comunità di Carré, Carré Comune, Carrè, 1988; G. M. VARANINI, Vicenza nel Trecento. Istituzioni, classe dirigente, economia (1312-1404), in Storia di Vicenza, a cura di G. Cracco, II. L'età medievale, Neri Pozza Editore, Vicenza 1988, pp. 180-202; S. ZAMPERETTI, Poteri locali e governo centrale in una città suddita d'antico regime dal dopo Cambrai al primo Seicento, in Storia di Vicenza, a cura di F. Barbieri e P. Preto, III/1. L'età della Repubblica veneta (1404-1797), Neri Pozza Editore, Vicenza 1988, pp. 67-113; A. SAVIO, Nobiltà palladiana. La famiglia Godi fra Vicenza e l'Europa (I libri di Viella, 246), Viella, Roma 2017 [alle voci Capra].

Archivio Capra

1091 giu. 13 - 1834, originali e in copia unità archivistiche 343