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Trissino dal Vello d'Oro

Il ramo della famiglia Trissino denominata dal Vello d’Oro ha origine nel XV secolo da Giangiorgio, uno dei figli di Bartolomeo, discendente dal capostipite Achille fu Miglioranza (1224-1301 circa). Con l’umanista Giangiorgio Trissino (1478-1550), mentore di Andrea Palladio, al suo ramo venne assegnato il nome dal Vello d’Oro, con significativo richiamo alla classicità (testamento in Trissino dal Vello d’Oro, serie Pergamene). Giangiorgio era figlio di Cecilia Bevilacqua e del mecenate Gaspare di Giangiorgio fu Bartolomeo; si sposò due volte, nel 1494 con Giovanna di Francesco Trissino, da cui ebbe Giulio, Francesco e Gaspare, e nel 1523 con Bianca Trissino, già vedova di Alvise, dalla cui unione nacquero Ciro (1524), Livia, Cecilia e Vincenzo. Il ramo di Giangiorgio, proprietario di villa Cricoli, di palazzo Civena-Trissino e di possedimenti fondiari nella valle dell’Agno, a Meledo, Dueville, Sarego, Brendola, Villaverla e Lonigo (Trissino dal Vello d’Oro, serie Pergamene; Istrumenti; Investiture e decime; Estimi), fu segnato da una feroce guerra di faida nel secondo Cinquecento, iniziata con l’uccisione a Cornedo di Ciro da parte di Giulio Cesare suo parente stretto, a sua volta assassinato da Marcantonio figlio di Ciro nel 1583 all’uscita dal Duomo di Vicenza. La preferenza accordata da Giangiorgio a Ciro nella successione ereditaria rispetto al primogenito Giulio, investito invece di un incarico ecclesiastico e inviato a Roma, inasprì la conflittualità interna al ramo. Giulio chiese un riconoscimento sulla sua parte di eredità paterna e sulla porzione di beni derivati da quella materna. Al primo testamento (11 ottobre 1543), nel quale Giangiorgio aveva cercato di provvedere ai bisogni di Giulio, ne seguì un secondo (22 ottobre 1549) con il quale Giulio, accusato di dissenso religioso, venne escluso completamente dall’eredità. La conflittualità con altri rami della famiglia Trissino era dettata anche da un diverso livello di ricchezza, che portò alcuni esponenti di linee di discendenza marginali a voler difendere l’onore della casata contro le pretese di potere di Ciro (Trissino dal Vello d’Oro, serie Processi criminali). I figli e i discendenti di Ciro (Pompeo, Teodoro, Pompeo e Gaetano) si legheranno ai Fortezza (Trissino dal Vello d’Oro, serie Affittanze e livelli dell’eredità Fortezza), ai Porto Barbaran, ai Bonin Longare e ai Thiene. Con il matrimonio tra Irene figlia di Giustino dei Trissino da Sandrigo e Gaetano figlio di Pompeo dal Vello d’Oro si riuniranno all’inizio del XVIII secolo i due rami della famiglia, divisi nel Quattrocento tra la discendenza di Lodovico e quella di Giangiorgio, fratelli figli di Bartolomeo. Irene verrà chiamata in causa più volte da altri membri di casa Trissino di un ramo parallelo a quello di Sandrigo per una serie di antichi fedecommessi e per questioni ereditarie, risolte positivamente per i Trissino dal Vello d’Oro (Trissino dal Vello d’Oro, serie Processi mazzi numerati 1 - 141; Processi diversi; Stampe in causa; Sommari di processi). Teodoro, figlio di Irene e sposato in Porto Barbaran, avrà a sua volta un figlio di nome Giangiorgio (1772-1855), consigliere comunale a Sarego. Questi restaurò e ampliò il palazzo Civena-Trissino a Vicenza e rinnovò l’oratorio di Sandrigo nel 1843 (Trissino dal Vello d’Oro, serie Corrispondenza). Gabriella Trissino dal Vello d’Oro (1873-1954) curò nel 1919 il deposito permanente dell’archivio di famiglia alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza. Il fratello Giangiorgio, infine, nipote di Giangiorgio consigliere a Sarego, nel 1913 cederà l’Oratorio dell’Assunta, fondato nel 1610 dal canonico pontificio Serrano, alla parrocchia di Sandrigo, chiudendo così la presenza della famiglia Trissino a Sandrigo. Quest’ultimo ramo, detto da Sandrigo, deriva da Achille, figlio del capostipite Miglioranza (1224-1301 circa), per discendenza diretta maschile di Bonifacio, Galvano, Bonifacio, Giangiorgio e Bartolomeo. Proprio con i figli di Bartolomeo, Lodovico e Giangiorgio, nella prima metà del XV secolo, si ebbe la separazione tra i Trissino da Sandrigo e i Trissino dal Vello d’Oro, frattura poi ricomposta come detto all’inizio del Settecento con il matrimonio tra Irene di Giustino (Sandrigo) e Gaetano di Pompeo (Vello d’Oro). Dal matrimonio tra Bartolomeo, fratello di Giovanni di Lodovico, con Chiara Martinengo e Maddalena Aviano, sposata in seconde nozze, avrà origine la discendenza di Pietro fu Antonio Maria, in causa con Irene nel XVIII secolo: Antonio Nicolò, Pier Francesco, Achille padre e Achille figlio (marito quest’ultimo di Maddalena di Scipione Chiericati, possessore di beni fondiari situati tra Sarego, Lonigo e Montebello, e benefattore dopo la morte dell’orfanotrofio della Misericordia di borgo Pusterla; Trissino di Sandrigo, sottoserie Catastico delle scritture Trissino conservate nell’Ospedale della Misericordia). Lodovico introdusse nel 1435 i Trissino nel paese di Sandrigo, territorio posto nell’alta pianura vicentina e dominato per secoli dalla famiglia Sesso, grazie al matrimonio con Angela Verlato (morta nel settembre del 1494). Quest’ultima, con l’unione matrimoniale, aveva portato in dote la "possessione di Sandrigo", acquistata da suo padre Pietro nell’aprile del 1417 da Nicolò di Azzone Sesso. Nel corso di alcuni decenni, i Trissino diventeranno il secondo casato nobiliare per numero di proprietà possedute in quella terra. Alcuni esponenti del ramo sarebbero vissuti a Sandrigo, mentre altri avrebbero continuato a risiedere in città. Ai Trissino da Sandrigo sono da attribuire la villa a Sandrigo, l’altare di famiglia nel tempio di S. Lorenzo in città e il restauro del palazzo palladiano Civena-Trissino a Ponte Furo (residenza di Alvise di Girolamo, e dal secondo Settecento, dei discendenti dei Trissino dal Vello d’Oro). Alvise, uomo di cultura e principe dell’Accademia Olimpica nel 1576, si unì tramite i matrimoni delle figlie e della sorella alle altre famiglie aristocratiche di Sandrigo, i Sesso e i Dal Toso. Sempre nella seconda metà del Cinquecento avvenne il matrimonio tra Trissina figlia di Giovanni (fratello di Alvise) e Quieta Della Frattina e Pietro Conti, con il trasferimento di beni Trissino nell’asse Conti (Trissino dal Vello d’Oro, serie Processi mazzi numerati 1 - 141). Nel 1621 venne invece concluso il matrimonio tra Alvise di Ottavio e Lelia Arnaldi, grazie al quale entreranno nella facoltà Trissino alcuni beni Arnaldi (Trissino di Sandrigo, sottoserie Catastico Arnaldi). Con la fine del Seicento la linea di discendenza maschile si assottigliò. Roberto, nipote di Ottavio fu Alvise, compare nell’estimo del 1700, ma come il fratello Ottavio non lasciò eredi. La discendenza proseguì in linea femminile con l’unica figlia di Giustino, terzo fratello e figlio di Alvise, e Lodovica Garzadori. Irene (1694-1758) rappresenta dunque il punto di ricongiungimento tra i rami da Sandrigo e dal Vello d’Oro, dopo quasi tre secoli di vita autonoma. Nel 1700 i Trissino di Sandrigo possedevano la villa nel paese, 58 campi e il palazzo Civena-Trissino di Vicenza. Con il matrimonio tra Irene e Gaetano nel 1712 il ramo da Sandrigo si estinse; l’eredità passò ai Trissino dal Vello d’Oro e ai figli di Irene, in particolare a Teodoro.

Epistolari Trissino dal Vello d'Oro

1517 - 1817 unità archivistiche 3