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Piovene Porto Godi

I Piovene appartengono alla più antica nobiltà vicentina il cui titolo comitale, seppur di ignota origine, risale certamente all'epoca feudale. Il Pagliarini sostiene che la famiglia possedeva "case dorate" in S. Stefano già nel 1222. Nel 1236 vendettero il castello e la villa di Piovene, di cui erano signori, alla città di Vicenza. Avevano i loro sepolcri in S. Lorenzo. Nei secoli si confermò tra le famiglie più influenti della città. Annoverati da sempre tra i membri del Collegio dei giudici, secondo il Faggion ne fornirono, forse, il numero maggiore. Numerosi esponenti dei Piovene si crearono precocemente uno spazio privilegiato ed un terreno politico d'elezione per assicurarsi incarichi amministrativi di rilievo, proprio in virtù dell'esperienza secolare maturata all'interno del Collegio e grazie ai legami intessuti con le altre famiglie aristocratiche, fondati spesso su pianificate strategie matrimoniali, e con in poteri forti del territorio. Alcuni membri della famiglia ricoprirono la carica di deputati "ad utilia". A metà Seicento la famiglia Piovene approdò alla classe dirigente veneziana: privilegio che pochissime altre casate vicentine poterono vantare. Il Maggior Consiglio di Venezia con parte del 17 luglio 1646, al fine di finanziare le casse del Tesoro depauperate dalla guerra di Candia (1645-1669), concesse infatti ai cittadini di iscriversi alla nobiltà veneziana sborsando 100.000 ducati. Già nel secolo precedente i Piovene figuravano tra i condottieri al servizio della Serenissima. Emblematica la vicenda di Cesare Piovene (Vicenza 1533 - Cipro 1570): inviato bambino alla corte di Carlo Emanuele Filiberto, divenne luogotenente del conte Valmarin e condottiero delle armate veneziane. Fu massacrato in battaglia a Cipro. Così come quella di Guido Piovene di Leonardo, che fu dapprima al servizio dei Savoia e poi al servizio della Repubblica veneta a Candia, dove morì nel 1583 come governatore delle armi dell'isola. Secondo il Pagliarini la famiglia si fuse con i Lorena: certo è che alcuni esponenti furono al servizio dei duchi di Savoia e di Mantova. A partire dal secolo XVIII fecero parte del consolato cittadino. Dal 1825 la famiglia unì al proprio i cognomi Porto Godi. Massimiliano Godi infatti, ultimo legittimo discendente della nobile famiglia, nel suo testamento datato 14 luglio 1720 nominò sue eredi universali la contessa Elisabetta, figlia del conte Marzio suo fratello, moglie del conte Antonio Garzadore; la contessa Elisabetta, figlia del conte Orazio suo nipote, moglie del conte Girolamo Nievo; la contessa Violante, figlia del conte Orazio suo nipote, moglie del conte Alfonso Porto di Manfredo. Tra le numerose disposizioni testamentarie il conte dispose che, nel caso si fossero esauriti tutti i discendenti maschi di dette contesse, subentrassero all'ultimo maschio discendente la prima figlia femmina, o la seconda o ulteriore "usque in infinitum". Nel caso in cui si fosse estinta la discendenza così designata, ordinò che subentrassero gli eredi legittimi della contessa Atalanta Piovene, sua sorella, nella medesima successione. Prescrisse, tra l'altro, che la sua eredità e i suoi beni si conservassero per sempre integri, liberi da vincoli e non patissero alcuno spoglio. Comandò che ogni suo erede o sostituto nell'eredità unisse il cognome Godi al proprio, pena la decadenza dal titolo di erede. Per inciso, va ricordato che i rappresentanti della famiglia Godi avevano unito al proprio il cognome Pigafetta per effetto dell'investitura concessa il 12 febbraio 1587 dal vescovo di Vicenza a Marcantonio Godi (nipote di Cristoforo Godi, capostipite del ramo cosiddetto dei "Godoni", cfr. Tommasini) di un feudo in Brendola, già appartenuto ad Antonio Pigafetta di Camillo, morto senza eredi nel 1537, di cui il Marcantonio aveva sposato nello stesso anno, in prime nozze, la vedova Angela Revese. Negli anni l'attestazione di questo cognome verrà meno tra gli esponenti della famiglia Godi. Il primo a fregiarsi del cognome Porto Godi Pigafetta fu Alfonso Porto (+ 1748), appartenente al c.d. ramo "G" della famiglia Porto, discendente da Leonardo (+ 1483) di Simone (cfr. Manfredi Porto Barbaran), che nel 1720 sposò la suddetta Violante Godi Pigafetta, erede universale di Massimiliano Godi. La legittima discendenza maschile della famiglia Porto Godi Pigafetta si esaurì con la morte di Girolamo (+ dicembre 1800), figlio di Polissena Scroffa e di Massimiliano Porto Godi Pigafetta (figlio costui di Alfonso e Violante). Con Paolina, una delle sorelle di Girolamo, moglie di Giovanni Paolo Bissari, si estinse anche la linea legittima di discendenza designata da Massimiliano Godi. Paolina, con testamento del 20 marzo 1825, in ossequio alle disposizioni di Massimiliano Godi, istituì propri eredi universali i conti Francesco, Antonio, Tommaso e Orazio fratelli Piovene, discendenti legittimi di Atalanta Piovene, sorella di Massimiliano Godi.

Archivio della famiglia Piovene Porto Godi

ca. 1227 - 1871 unità archivistiche 394