Soggetto produttore

Fondazione Zanecchin

1629 - 1899

La fondazione Zanecchin trae la sua origine dal testamento datato 21 ottobre 1629 del nobile Giulio Zanecchin il quale, avendo perso il suo unico figlio, dispone che la sua sostanza venga destinata a mantenere per un massimo di cinque anni dei giovani vicentini di buona famiglia, privi di capitali, intenzionati a studiare legge presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova. A questo scopo nomina suoi commissari alcuni membri del Collegio dei giudici o dei dottori di Vicenza, con il compito di selezionare i giovani più degni. Tra coloro che dopo il quinquennio siano riusciti a conseguire la laurea, il suddetto Collegio è tenuto ad individuare il più dotto e meritevole, che da quel momento, e vita natural durante, diviene, usufruttuario dell'intera sostanza Zanecchin, con l'assoluto divieto di "venderla, alienarla, barattarla né impegnarla". Alla morte del beneficiato, la facoltà nella sua interezza deve nuovamente essere impiegata per mantenere allo Studio di Padova altri giovani, il più brillante dei quali diventerà il nuovo usufruttuario, e così via "usque in infinito". La fondazione così strutturata (costituita da un patrimonio destinato al perseguimento di uno scopo di interesse generale, diverso dal lucro), nasce ufficialmente nel 1645, alla morte del testatore. Il 22 giugno 1685 il Collegio dei dottori prende disposizioni (approvate dal Senato veneto il 15 settembre dello stesso anno) con cui si stabiliscono le regole per la scelta dei quattro giovani beneficiati dal suddetto lascito testamentario, in ottemperanza alla parte presa in data 9 marzo 1618, riguardante i requisiti necessari all'ingresso nel detto Collegio. Con terminazione 22 aprile 1762 del podestà di Vicenza Francesco Paruta (approvato con decreto del Senato del 5 maggio) vengono introdotte ulteriori norme per l'amministrazione della facoltà Zanecchin, per porre rimedio ai "disordini in passato accaduti" in occasione della cattiva gestione esercitata dal beneficiato quondam conte Galeazzo Gualdo Priorato, "affine di togliere ogni occasione che vengano a rinnovarsi nel tempo avvenire". Ultimo investito della facoltà secondo l'antico ordinamento, in data 30 settembre 1800, è il nobile Giovanni Battista Branzo Loschi il quale, in base alla legge 6 Termidoro (agosto 1797) sull'abolizione dei fedecommessi e del maggiorasco, si considera non più semplice usufruttuario della sostanza Zanecchin ma proprietario a pieno titolo, e come tale la amministra, facendo di fatto cessare l'istituzione benefica così come voluta dal testatore Giulio Zanecchin. Da questo momento in poi ha inizio una lunga causa civile tra il Branzo Loschi e la pubblica autorità, che si conclude solo nel 1854 quando i suoi eredi, a seguito di giudizio del Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, restituiscono finalmente l'intera sostanza alla collettività. In questo modo, l'anno successivo la fondazione Zanecchin può finalmente essere riattivata, e il 25 ottobre 1855 viene emanato il Regolamento organico disciplinare della stessa, approvato dalla Regia delegazione provinciale con ordinanza 9 novembre 1855. Scopi e mezzi della fondazione rimangono sostanzialmente immutati; cambia l'amministrazione, che da questo momento viene esercitata dalla Congregazione municipale (alla quale si sostituisce, in epoca post-unitaria, la Giunta municipale). Con decreto reale 24 febbraio 1899 la fondazione Zanecchin, insieme ad altro opere pie, viene concentrata nella Congregazione di carità di Vicenza, e da essa amministrata fino al 1937, anno in cui le Congregazioni di carità vengono soppresse per essere sostituite dagli Enti comunali di assistenza, a loro volta sciolti per legge nel 1977. Dal 1978, a Vicenza, le opere pie e le fondazioni confluiscono nell'Ipab (Istituzioni di Pubblica Assistenza e Beneficenza), ente tuttora esistente.

Archivio della Fondazione Zanecchin

ca. 1407 - 1925 unità archivistiche 136