Soggetto produttore

Chiericati, Francesco

[c.a. 1480] - 1539 dic. 05

Francesco Chiericati, figlio di Belpietro e di Mattea Corradi di Austria, nacque a Vicenza attorno agli anni '80 del Quattrocento. Intraprese gli studi di diritto canonico e giuridico all'Università di Padova, proseguendoli in seguito, a causa dei conflitti della guerra di Cambrai (1508-1510) che determinarono la chiusura dello Studio patavino, prima a Bologna e, infine, a Siena, ove conseguì la laurea con Antonio da Venafro e Simone Borghese. Fu nel capoluogo emiliano che Francesco, dopo aver ottenuto la protezione di Federico Fregoso, arcivescovo di Salerno, riuscì nel 1511 ad acquisire la familiarità del cardinale Alidosi, legato pontificio in città. Successivamente, dopo l'omicidio di Alidosi nello stesso anno, Francesco fu protetto dal Cardinale Sigismondo Gonzaga, legato pontificio nelle Marche, entrando nella schiera dei protonotari apostolici. Fu a Roma, città in cui si traferì al servizio del Cardinale Matteo Schinner, che Francesco iniziò la carriera diplomatica, operando dapprima come uditore e segretario delle sue lettere latine, più tardi seguendolo nei viaggi in Lombardia e Germania, luoghi in cui Schinner ebbe il compito di condurre la guerra contro la Francia. Dopo la morte di Giulio II (21 febbraio 1513) e la successiva elezione di Leone X - la quale fu appoggiata da Schinner - Francesco tornò a Roma, ove divenne prelato del palazzo apostolico. In questi anni si fece portavoce in Curia delle delicate cause di alcuni potenti signori e famiglie, tra cui Alfonso d'Este, duca di Ferrara, e i Bentivoglio, signori di Bologna, rimarcanti beni e poteri a loro sottratti in precedenza da Giulio II. Dopo una grave malattia, Francesco passò al servizio del cardinale Adriano Castellesi (1513), intraprendendo tra il 1514 e il 1515 importanti e delicate missioni diplomatiche a Napoli, in Germania alla corte di Massimiliano, in Francia presso Luigi XII e Francesco I, in Spagna, in Sardegna, in Sicilia e ad Algeri; al 1516, invece, risalgono le importanti missioni in Inghilterra alla corte di Enrico VIII e a Bruxelles, presso Carlo d'Asburgo. Dopo la caduta in disgrazia del Castellesi, a seguito della congiura del cardinal Petrucci (1517), Francesco venne richiamato a Roma, ove passò al servizio del cardinal Giulio de' Medici, proseguendo l'attività di diplomatico nelle delicate questioni legate alle crociate contro i Turchi e nelle trattative tra Leone X e Carlo V inerenti l'investitura del Regno di Napoli. Nel 1520 resse, come commissario pontificio, la città di Fabriano; nello stesso anno si recò in Portogallo, alla corte di Emanuele I il Fortunato, ove vi restò fino al 1521. Ma fu con l'elezione di Adriano VI (9 gennaio 1522) che Francesco ottenne il tanto desiderato seggio vescovile operando a Teramo, in Abruzzo; ebbe in questa occasione il suddiaconato, il diaconato e il presbiteriato per mano dell'arcivescovo di Cosenza. Ritornarono presto vive le missioni contro l'avanzata Turca, nonchè quelle di repressione della Riforma luterana, fortemente sostenute dal nuovo pontefice: Francesco venne dunque inviato nel 1522 alla Dieta di Norimberga per attuare le disposizioni volte alla loro repressione, poi non accolte. Tornato a Roma dopo la morte di Adriano VI, rimase tra i familiari dei due successivi pontefici (Clemente VII e Paolo III) godendo altresì i privilegi come Vescovo di Teramo, comprendenti alcuni diritti temporali che gli consentirono di reggere, prima del 1527, il governo di Viterbo e quello di Bevagna; nel 1528 il governo della Provincia di Campagna, di Pontecorvo e del Patrimonio di San Pietro; nel 1534, infine, il governatorato di Narni, che lasciò un anno più tardi per motivi di salute. Visse il Sacco di Roma in prima persona, rifugiandosi a Castel Sant'Angelo al seguito del pontefice, per il quale riscattò presso le corti dei principi italiani il denaro necessario per la sua liberazione. Dopo la morte di Clemente VII, trascorse gli ultimi anni di vita al servizio del cardinale Ercole Gonzaga, figlio di Isabella d'Este e di Francesco Gonzaga, spegnendosi a Bologna il 5 dicembre 1539, durante il viaggio di ritorno a Mantova. Francesco Chiericati appartiene all'antica e illustre famiglia vicentina dei Chiericati (nota anche con gli appellativi Chieregati, Chericati, Chierigato, Cheregato, Cherigatti, Clericatus), la cui origine risale al XIV secolo. E' oggi principalmente ricordata per il celebre palazzo omonimo sorto nei pressi dell'attuale piazza Giacomo Matteotti a partire dal 1550, opera dell'architetto padovano che fece di Vicenza il gioiello dell'architettura rinascimentale: Andrea Palladio. Francesco fece dunque parte di una nobiltà che s'insinuò, soprattutto nella prima metà del XVI secolo, all'interno del potere politico ed ecclesiastico, ricoprendo ruoli rilevanti nella Curia romana. Vicenza, sua città natale, nella prima metà del secolo XVI fu un grande e attivo centro economico, in cui le principali famiglie, tra cui quella dei Chiericati, collaborarono nell'accrescere la sua ricchezza tramite il commercio e la produzione della lana e della seta di alta gamma.

Epistolario Francesco Chiericati

XIX sec. seconda metà unità archivistica 1