Soggetto produttore

Pagani, Carlo Annibale

1783 gen. 07 - 1868 nov. 13

«Nacque egli in Arzignano, grossa terra del vicentino, il 7 gennaio 1783 da quel medico valente, ch'era il dr. Orazio Gio. Maria, scrittore riputatissimo nelle mediche scienze, a cui s'innalzò in Recoaro un busto in commemorazione ed in onore, principalmente pella sua opera celebrata sulle acque acidulo-ferruginose di quel luogo. Carlo Annibale Pagani fu educato nella sua prima gioventù a Noventa padovana sotto il celebre abate Garganego, poi, dopo quasi due anni, passò sotto la direzione dei Padri Somaschi di Padova, e fece in progresso il corso di filosofia, geometria ed algebra presso il professore Pasqualigo. Ma la sua inclinazione era decisamente per le scienze morali, per l'ideologia, le arti belle ecc. Ai 18 anni compì la sua educazione, e ritornò in patria. In quel tempo moriva suo padre, e prendeva la direzione di famiglia sua madre, donna, a suo dire, buona, amorosa, di cuore, ma piuttosto tendente ad una religione alcun poco superstiziosa, per cui ne pativa alquanto il morale del figlio. Libero pensatore attendeva incessantemente alle scienze fisico-morali, e scelse a norma de' suoi studi prediletti il Lock, il Condillac, e simili autori in voga a quel tempo. Nel marzo 1824 si toglieva dicelato nell'ore notturne diretto per Lugano. Colà trovò un amico nel tipografo Ruggia, e s'accordò con lui per scrivere nel Corriere Svizzero, foglio liberale del Cantone Ticino, e s'occupava nella correzione di stampa, nel carteggio letterario, nelle prefazioni, nell'appendici. Li suoi articoli furono di frequente riportati nell'Antologia di Firenze ed altri fogli che venivano stampati in quei tempi, e la sua mercede stava in ciò tutto, che lo lasciassero fare e godersi la compiacenza di aver operato, a suo credere, un poco di bene. Co' suoi stampati cooperò potentemente alla redenzione italiana, come ebbe a dire il Sindaco di Arzignano nelle poche parole che pronunziava nel mentre si licenziava il corteggio della sua spoglia mortale. Nel luglio del 1830 ritornò in patria, ove condusse vita privata e studiosa, ma tenuto d'occhio mai sempre e severamente dalla vigile e sospettosa polizia austriaca, e spesso balestrato da qualche atto ingiurioso, per cui ne soffriva alcun poco internamente, ma a suo modo però da non memorare la sua dignità, né tampoco le sue rette intenzioni, perché alieno com'era dalle personalità e dai partiti; dotato di tempra forte e di ferrea volontà e d'indole elevata e superiore alle piccole guerricinole e all'armi de' vili, cercava di spezzarle e superarle. Filosofo com'era considerava il mondo quale dovea essere, e non com'è, per cui ebbe a patire molti disinganni e disillusioni. Fu preposto all'azienda pubblica nel proprio paese, e vi si prestò assiduo ad onta de' suoi acciacchi e della sua avanzata età. Il suo volto era sempre sereno, specchio dell'anima sua. Maestoso e grave il suo incesso. Era di tardo eloquio ma preciso. Affabile di modi, lepido e piacevolissimo in società, era di una lealtà ed amicizia a tutta prova. Cavaliere compito, era caro ed amato da tutti quelli che erano da lui avvicinati. La sua carità era tanta da divenir persino proverbiale. I suoi studi, le sue cognizioni, il suo nome lo fecero ricercato nelle prime società scientifiche e letterarie. Ebbe corrispondenze letterarie e amichevoli col Camillo Ugoni, con Bianchetti Giuseppe, coll'abate Barbieri, e moltri altri illustri, e quanti poi più eletti per ingegno e sapere ebbe a produrre la vicentina provincia. Egli veniva frequentemente consultato prima che autori esponessero alla pubblica luce le loro opere. Co' suoi scritti quasi tutti inediti diede a dividere di essere non solo forbito scrittore di prosa, ma ben anco valente in poesia, e la sua ode dedicata al sign. Capece Minutolo Duca di S. Valentino basterebbe sola a comprovarlo. Il suo carteggio epistolare corso coi suddetti personaggi meriterebbe l'onor della stampa, e forse l'avrà. Semplice ed ospitalissimo nella sua vita intima, passava qualche volta per eccentrico, ma ciò non si dovea al certo attribuire ad una reale originalità, ma piuttosto all'elevatezza delle sue idee, e de' suoi principi superiori all'ordinaria corrente, della quale andava qualche fiata a ritroso. [...] La sua vita si spegneva lentamente dopo lunga ed incurabile malattia nella grave età di quasi 86 anni la mattina del 13 [novembre 1868].»
Il testo è tratto dalla necrologia pubblicata nel Giornale della Provincia di Vicenza il giorno 21 novembre 1868 (n. 140), la quale venne altresì trascritta dallo storico Giovanni Soster (1814-1893) nella prima unità archivistica dell'Epistolario Carlo Annibale Pagani conservato alla Biblioteca civica Bertoliana (Fondo Epistolari, b. E 81, u.a. 1, cc. 4-5r).
Tra i pochi scritti editi di Pagani si riporta l'articolo anonimo dedicato alla contessa Lucrezia Da Porto presente nell'opuscolo "Progetto di medaglia da coniarsi in onore del conte Antonio Da Porto Barbaran vicentino mancato a' vivi il dì XXIII marzo MDCCCXXXVIII, Venezia 1838" (all'interno si trova un cartiglio, tra le carte 4 e 5, riportante una dicitura di mano del marchese Vincenzo Gonzati che attribuisce la paternità dello scritto a Pagani; di Francesco Gualdo è invece il testo successivo), la biografia del padre Orazio Maria, celebre medico di Arzignano, pubblicata a cura dello zio di Carlo Annibale nell'opuscolo delle nozze Rancan - Massignani (Nozze Rancan - Massignani, Vicenza 1879), e quella di Gaetano Negri Bevilacqua raccolta assieme ad altri vari scritti dedicati alla sua memoria (Alla memoria di Gaetano Negri-Bevilacqua, Vicenza 1864).
Altra bibliografia di riferimento:
S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, vol. II, Venezia 1907, p. 480.

Epistolario Carlo Annibale Pagani

1822 set. 12 - 1861 mag. 23 unità archivistiche 7