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Munari, Bartolomeo

1763 lug. 13 - 1835 dic. 14

Bartolomeo Munari nacque a Vicenza il 13 luglio 1763 da Maffeo e Camilla dalla Riva. Di "bello ingegno" e di "alto animo", come disse di lui Francesco Martarello, il giovane Munari si distinse nello studio delle lettere sin dalla più tenera età. Nonostante la sua naturale propensione alla ricerca, non ebbe di contro alcun modo per accrescere le proprie conoscenze. Essendo interessato, infatti, al solo studio delle umane lettere, Bartolomeo -che non desiderava intraprendere in alcun modo la carriera ecclesiastica- non ebbe la possibilità di prendere parte alle lezioni che si tenevano in Seminario. Ma, nonostante le effettive difficoltà che egli aveva dovuto affrontare per poter studiare e aggiornarsi, Munari seppe "procacciarsi da sé" i libri e le informazioni da cui trarre giovamento per i suoi studi. Dopo aver avuto modo di partecipare ad alcune lezioni tenutesi dai fratelli Don Giuseppe e Don Alberto Pieropan, si iscrisse all'Università di Padova. Secondo quanto viene riportato da Tecchio nella sua opera, Munari non si diceva per nulla soddisfatto dei suoi professori universitari, in quanto essi "parlavano dalle cattedre con le toghe piene di pompa" non davano alcuna possibilità agli studenti di apprendere e confrontarsi. Nel 1785 Munari ottenne il diploma di Dottore in ambedue le leggi. Dedicò buona parte della sua carriera allo studio e alla ricerca degli antichi statuti che riguardavano la sua città natale. Le prime ricerche gravitarono attorno all'approfondimento del "Regestum possessionum comunis Vincencie" del 1262 e dello statuto vicentino del 1264. Dopodiché indagò le riforme apportate, all'interno del Comune, nel 1311 in concomitanza con la fine dell'egemonia padovana; così come analizzò i mutamenti legislativi arrecati dal contigente Visconteo nel 1387, sino ad arrivare ad approfondire la situazione politica che gravitava attorno al nuovo stato della Serenissima Repubblica di Venezia. Fortemente convinto delle proprie capacità, Munari ebbe modo di scontrarsi più volte con quelli che venivano considerati all'epoca i migliori avvocati in circolazione come, ad esempio, con Marc'Antonio Pellegrini. Successivamente ebbe modo di accrescere il proprio sapere apprendendo "i modi forensi" seguendo le lezioni dell'avvocato Plinio Ferrari. Dopo un'intera vita spesa sui libri, l'avvocato vicentino sentì l'esigenza di mettere in pratica il suo sapere: chiese dunque udienza al Palazzo dei Dogi di Venezia. Concessagli, Munari, ebbe la possibiltà di interloquire con alcuni dei più rinomati avvocati e giuristi del tempo, quali: Gallino, Stefani, Silvestrini, Santorini, Cromer e Costantini. Fu proprio lì che il giovane avvocato ebbe l'opportunità di affinare le proprie conoscenze e competenze emulando l'operato di Santorini e Gallino. Furono quest'ultimi, dopo aver valutato positivamente la sua arte oratoria, ad accreditargli l'accesso al Palazzo dei Dogi. Così, a soli 26 anni, Munari si presentò il 30 aprile del 1789, con il suo miglior abito nero, nell'antico Palazzo per presenziare alla sua prima udienza. In maniera del tutto inaspettata, la sua fama crebbe -soprattutto tra le personalità più altolocate e facoltose del tempo- in brevissimo tempo. Munari si spense il 14 dicembre del 1835 dopo anni di grandi soddisfazioni lavorative.
Bibliografia di riferimento:
RUMOR, S., Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, Venezia, a spese della Società, 1907, p. 405.
TECCHIO, S., Nelle esequie di Bartolomeo Munari, Padova, coi tipi della Minerva, 1836.

Epistolario Bartolomeo Munari

1795 ott. 26 - 1797 mag. 16 unità archivistiche 3