Soggetto produttore

Ferramosca

I Ferramosca discenderebbero dal ramo della nobile famiglia dei Proto di Vicenza che ebbe il suo capostipite in Brugamante, il quale nel 1311 divenne padrone del feudo degli Ezzelini in Friola dove costruì per propria abitazione un castello con annesso oratorio (c.d. «Palazzone rosso» ancora esistente) e ove esercitò piena giurisdizione. Nel 1455 la nobile famiglia Tavola di Vicenza ottenne il feudo dei Proto, costruendo la propria abitazione sul lato sinistro dell'oratorio. Tommaso, figlio del citato Brugamante, ebbe infatti due figli: Giovanni Pietro, morto senza lasciare eredi, e Agnese, ultima esponente dei Proto, sposata con Tommaso Tavola. Da loro discenderà Lucia Tavola andata in sposa ad Antonio Ferramosca figlio di Cardino di Nicolò e Laura Lonigo, dottore di Collegio nel 1489. Da loro discenderà il ramo di Francesco e quello di Antonio. Dal ramo di Francesco quondam Cardino (in terze nozze Cardino sposa Laura Lonigo, da cui nasceranno Galeazzo, Camillo, Marietta e Lucrezia; cfr. Da Schio, Appendice, p. 1056, tav. XVI) discende il ramo che si estinguerà nel 1805 con Leonardo Ferramosca, figlio di Nicolò e Anna Ferramosca di Cesare (nuziale 1727), cui successe in qualità di erede universale designato il conte Francesco Sesso (cfr. Archivio Sesso Ferramosca). Dal ramo di Antonio discende Antonio di Bonaventura, sposato con Silvia Scroffa; da loro discendono i fratelli Bonaventura e Guido, autori nel 1596 di una divisione patrimoniale da cui si originarono due ulteriori ramificazioni della famiglia Ferramosca. Bonaventura sposa la contessa Vittoria Porto figlia di Muzio e Laura Cogollo: la loro discendenza maschile si estingue con Cesare e il ramo confluisce nella famiglia Tornieri in seguito al matrimonio di Laura Ferramosca e Lorenzo Tornieri. Il fratello Guido si unisce a Lucilla Verlato, già vedova di Pietro Ferramosca: la loro discendenza si estingue nel 1741 con la morte di Scipione, il quale, privo di eredi maschi, nomina suoi coeredi Alvise Porto Barbaran, sposato con la figlia Elena, Giuseppe Trento, sposato con la figlia Valeria, Anna Ferramosca, vedova di Girolamo Garzadori, Almerico Da Schio, sposato con la figlia Ghellina, Antonio Leopoldo Zacco, sposato con la figlia Lucilla (cfr. Archivio Da Schio Ferramosca). La famiglia Ferramosca fu da sempre tra le più potenti nella città e nel territorio di Vicenza. Attraverso l'accumulazione di ricchezze, la pratica notarile e un'attenta politica familiare volta a stringere alleanze e clientele, la casata entra ben presto a far parte della locale nobiltà. Molti suoi membri praticarono l'attività notarile, furono giudici appartenenti al locale collegio e intesseranno stretti rapporti con la nobiltà veneziana. Nel 1694 ottenne dal magistrato dei presidenti sopra l'esazione del danaro pubblico lo ius perpetuum di fare «osteria, magazzino, bettola, beccaria e grassa» in Brendola. La famiglia ebbe osterie e «beccarie» anche in Villaverla, Novoledo e Cogollo. I Ferramosca annoverano tra i propri esponenti numerosi letterati e famosi giureconsulti: su tutti basti citare Scipione Ferramosca (1580-1646), figlio di Ettore «dottore e cavaliere» e nipote di quel Girolamo «giureconsulto e cavaliere» per il quale l'architetto Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio, nel 1568 costruì a Barbano di Grisignano di Zocco una lussuosissima villa. Scipione fu oratore e giureconsulto al servizio della Serenissima, dalla quale, massimo privilegio, fu incaricato anche di riordinare l'archivio della «secreta», una delle tre cancellerie presenti a palazzo ducale a Venezia e dove erano gelosamente custodite le serie di natura più specificamente politica degli archivi del maggior consiglio, senato e collegio.

Da Schio

La famiglia ha origini antiche: la prima tradizione storica si riferisce a Matteo da Schio, vissuto circa nel 1100, bisavolo del celebre domenicano fra Giovanni da Schio (1200-1260 ca.) e di Matteo o Marcio (fl. 1243), generale di Ezzelino. La famiglia era proprietaria terriera nell'area di Schio e ciò è confermato dalle decime che percepiva e che durarono almeno sino ai primi decenni del secolo XX. Il 24 febbraio 1530 l'imperatore Carlo V nominava gli Schio conti palatini e cavalieri aureati; il 2 gennaio 1662 la Repubblica di Venezia li riconosceva per tali e ne ordinava l'iscrizione nell'aureo libro dei titolati. Il 4 giugno 1820, con sovrana risoluzione austriaca, i Da Schio erano riconosciuti nobili. Infine il 21 ottobre 1890, con decreto ministaeriale del Regno d'Italia, furono riconosciuti conti palatini e nobili e iscritti nel libro d'Oro della nobiltà italiana. Tra i personaggi più illustri della famiglia si ricordano, oltre al frate domenicano Giovanni, Lodovico, rettore dello Studio di Padova nel 1487, Gerolamo, fondatore dell'Accademia Olimpica e principe dell'Accademia stessa nel 1556, e Giovanni di Lodovico, autorevole storico di Vicenza della prima metà dell'Ottocento. Giovanni Da Schio, nacque aVicenza il 5 aprile 1798 da Lodovico e Maria Anguissola. Nel 1836 sposò Maria Calvi, da cui ebbe due figli: Almerico e Alvise. Fissò la sua dimora a Vicenza e si dedicò con passione agli studi di archeologia e di storia locale. Fu il redattore di una importantissima opera genealogica, "Persone memorabili in Vicenza", iniziata nel 1825 e conclusasi nel 1867. La Bertoliana ne conserva un esemplare (un secondo esemplare è ancora di proprietà della famiglia) in diciotto massicci volumi manoscritti, che in ordine alfabetico, dalla A di Abbati alla Z di Zuppi, ripercorrono discendenze, storie e aneddoti delle illustri famiglie e dei memorabili protagonisti di Vicenza dalle origini all’Ottocento. Nel 1866, con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, Giovanni Da Schio fu tra i primi ad essere nominato cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. Morì il 29 agosto 1868.

Archivio della famiglia Da Schio Ferramosca (eredità Scipione Ferramosca)

XV con copie del sec. XIV - 1831 unità archivistiche 207