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Bonin Longare

Secondo il genealogista Pagliarini, i Bonin sarebbero originari di Vicenza. Assai scarse risultano tuttavia le notizie sulla famiglia. Giovanni Da Schio, nel suo "Persone memorabili in Vicenza", sostiene che in origine fosse detta Riccobon e si fosse arricchita nel corso del XVIII secolo grazie all'eredità Longare, a seguito della quale aveva anche assunto il cognome di Bonin Longare. Il casato avrebbe quindi acquisito la nobiltà grazie al matrimonio tra Lodovico Bonin Longare e Laura Trissino e all'investitura nel 1769 del feudo di Barche, territorio tra il Padovano e il Vicentino, da parte del vescovo di Vicenza, che avrebbe pure concesso il titolo comitale. In città, dal 1835 risiedette nel palazzo appartenuto ai Thiene nei pressi di Porta Castello (oggi palazzo Thiene Bonin Longare, sede di Confindustria), che venne nell'occasione interessato da lavori di riassetto interno e decorazione.
Grazie ad un'altra eredità, quella Nievo, la famiglia si arricchì ulteriormente nel corso dell'Ottocento. Lodovico di Lelio e di Carlotta Garzetta sposò infatti Maria Nievo, ultima discendente del suo casato ed erede del patrimonio paterno, che comprendeva, oltre alla sostanza dei Nievo, anche quella Saraceno e Ghellini. Loro figlio fu Lelio, uomo politico di fama internazionale, nato nel 1859 a Montecchio Precalcino. Era nipote del Lelio protagonista del 1848 berico e podestà di Vicenza fra il 1863 e il 1866, e figlio appunto di Ludovico, sindaco della città fra il 1883 e il 1884. Dopo la laurea in giurisprudenza a Padova ottenne un incarico dapprima presso l'ambasciata italiana a Vienna (1884) e successivamente di Parigi (1887). Già collaboratore di Cavour, amico di Fedele Lampertico, verso la metà del 1891 tornò in Italia per candidarsi alle elezioni politiche del novembre 1892, quando ottenne un seggio di deputato nel collegio di Marostica. Fu sottosegretario agli Esteri durante il governo Di Rudinì (marzo 1896-giugno 1898). Nel 1897 Lelio si sposò con la nobile Anna Maria Bruschi Falgari, da cui ebbe un solo figlio, Ludovico. Nel 1904 fu designato ambasciatore a Bruxelles con il rango di ministro plenipotenziario; fu successivamente ambasciatore in Spagna nel 1910 e in Francia sette anni dopo. Nel 1914 seguì la nomina a senatore del Regno. Nel periodo trascorso in Francia, fra il 1917 e il 1922, fece anche parte della delegazione italiana alla conferenza apertasi a Parigi nel 1919 tra i vincitori della prima guerra mondiale, esperienza di cui ha lasciato il breve ma dettagliato resoconto "La psicologia interalleata del dopoguerra", comparso nel 1924 sulla rivista "La Nuova Antologia".
Concluso il mandato a Ginevra, fu nominato dapprima ministro di Stato, nel 1929, e nel 1932 vice presidente del Senato. Morì il 22 dicembre 1933.

Ghellini Saraceno

Stando alla tradizione, la famiglia Ghellini discenderebbe dagli Scannabecchi di Bologna. Il capostipite del ramo vicentino fu un certo Ghellino Ghellini, figlio di Bico da Bologna, giunto a Vicenza nel 1315. In città il casato possedeva sepolcri a Santa Maria delle Grazie e a Santa Corona. Nel 1619 Giulio Ghellini ottenne il titolo comitale dal Senato della Serenissima, titolo che venne in seguito confermato dalle autorità austriache nel 1820. Nel Vicentino possedeva beni in località come Novoledo, Malo e soprattutto a Villaverla, dove Guglielmo Ghellini e i figli Lelio e Vincenzo commissionarono nel 1664 la costruzione di una imponente villa (oggi di proprietà comunale), su progetto dell'architetto Antonio Pizzoccaro, la cui costruzione venne tuttavia interrotta nel 1679. Nel corso del XVIII secolo, la famiglia acquisì i beni della famiglia Saraceno che l'ultimo maschio del casato, Biagio, aveva assegnato in eredità ai propri nipoti Girolamo e Gaetano, nati dal matrimonio della figlia Eleonora con Marcantonio Ghellini (subfondo "Saraceno", serie "Istrumenti", Libro II, n. 1, c. 1). Nell'istituire poi una primogenitura in favore di Pierantonio di Girolamo, stabilì inoltre che egli dovesse assumere, accanto al cognome paterno, quello dei Saraceno, originando quindi il casato Ghellini Saraceno. Esso ebbe però vita breve. L’ultimo suo discendente in linea maschile fu, infatti, il conte Biagio Ghellini Saraceno, figlio di Pierantonio, che morì attorno al 1820 senza eredi. La sua sostanza passò allora alla sorella Bernardina Ghellini Saraceno, moglie di Nicolò Nievo. Nei figli della coppia vennero quindi ad essere uniti i patrimoni dei rispettivi casati.

Nievo

Il Pagliarini, nel sesto libro della sua «Cronaca di Vicenza», narra che la famiglia Nievo ebbe le sue origini in Roma, da lì passò a Milano per diffondersi in seguito in territorio veronese. Stabilitasi originariamente a Montorio, alla fine del secolo XI è attestata tra i vassalli del monastero di Santa Maria in Organo di Verona, città in cui suoi esponenti ricoprirono diverse cariche pubbliche. Dai Nievo di Verona discendono quelli di Vicenza. Il genealogista Tommasini riporta un episodio con protagonista Balzanello Nievo (m. 1184), soldato e capitano della città di Verona che sarebbe stato ucciso a Montebello dalla famiglia rivale dei conti di Cologna. L'episodio avrebbe scatenato la vendetta della popolazione veronese che, conquistate le terre e il castello dei Cologna, ne avrebbero consegnato la giurisdizione ai tre figli del defunto condottiero, Benicio, Benvenuto e Renaldino. Sulla vicenda nel 1829 venne anche composta una tragedia, "Balzanello Nievo", dedicata dall'autore Giovanni Bettin Roselli a due esponenti del casato, Antonio e Gianettore Nievo di Pietro. Le prime notizie certe sulla presenza della famiglia nel Vicentino si riferiscono a Balzanello di Sigonfredo, che nel 1333 fu investito dal vescovo di Vicenza dei feudi e contee di Montecchio Precalcino e di Montecchia e Castel Cerino (nella provincia di Verona). In forza di dette investiture i suoi discendenti usarono il titolo di conti, successivamente riconosciuto, a partire dal XVII secolo e in più occasioni, anche dalla Repubblica Veneta. Da tre dei cinque figli di Balzanello, ossia da Renaldino, Giovanni e Nicolò, discendono tre distinti rami della famiglia: Nicolò in particolare risulta capostipite del colonnello cui fa riferimento l'archivio conservato in Bertoliana. Esponenti della famiglia Nievo risultano iscritti al Collegio dei notai di Vicenza, e impegnati nelle magistrature cittadine; altri furono uomini d'armi come Bartolomeo di Galeazzo, condottiero per la Repubblica di Venezia dapprima in Vicenza e poi in Savoia, quindi eletto, nel 1614, governatore di Corfù. Nel territorio vicentino i Nievo furono particolarmente radicati nel feudo di Montecchio Precalcino, dove possedevano estese proprietà agricole e una casa, che venne in più occasioni ampliata e adattata alle mutate esigenze domestiche. Importanti furono in particolare i lavori eseguiti intorno al 1685 per conto di Nicolò Nievo e quelli ottocenteschi, in seguito ai quali il fabbricato (oggi sede dell'Ulsss n. 4) assunse l'attuale forma di castello neogotico . Ultimi discendenti del casato furono Galeazzo (1830-1858), morto senza eredi, e Maria (n. 1834), andata in sposa a Lodovico Bonin Longare. Nel loro figlio Lelio (n. 1859) si unirono quindi i patrimoni dei due casati: quello Nievo - che comprendeva anche quelli Saraceno e Ghellini - e quello dei Bonin Longare.

Archivio della famiglia Bonin Longare, Nievo, Ghellini Saraceno

1207 - 1918 unità archivistiche 1013