Soggetto produttore

Gian Dauli Nalato, Ugo

1884 dic. 09 - 1945 dic. 29

Nato nel 1884 in una villa di campagna della periferia vicentina, Giuseppe Ugo Nalato nel 1898 si trasferì con la famiglia a Venezia. Dopo aver condotto studi non regolari, nel 1903 si imbarcò per Liverpool, alla "conquista del mondo". Si fermò in Inghilterra quasi tre anni, imparando l'inglese e appassionandosi a scrittori decadenti o simbolisti sia inglesi che francesi, tra i quali Dowson, Browning, Wilde, Verlaine, Rimbaud. Yeats lo iniziò al rinascimento celtico, di cui sarà divulgatore. Fondamentale per la sua maturazione artistica ed estetica anche la conoscenza di Zangwill, Galsworthy e Shaw. Seguace del pensiero di Auguste Comte, negli anni 1906-1909 Dàuli girò l'Europa, stabilendosi nel 1909 a Roma, ove fondò la rivista poliglotta «Mundus Echo International», continuata fino al 1911. In seguito diresse altri periodici, che ebbero però vita breve. Comprò una tipografia, la Cromo-Tip. Poliglotta «Mundus», con cui stampò volumi di lusso. Trasferitosi a Milano a seguito del fallimento della Cromo, Gian Dàuli si arruolò nel 1916, ma fu ferito sull'Ortigara e tornò quindi a Milano. Nel 1920 scrisse "Perdizione e Limonella si diverte", nel 1921 "L'ultimo dei Gastaldon" e, in quegli stessi anni, le novelle poi raccolte nel 1934 sotto il titolo "Le innamorate". I suoi romanzi lo introdussero in una casa editrice, la Modernissima, che allora competeva con Mondadori e Bemporad e nel cui catalogo spiccavano le traduzioni, spesso integrali, dei simbolisti francesi o di filosofi come Nietzsche. Nel programma della casa editrice, premesso ad un catalogo della stessa conservato in Biblioteca Bertoliana, si legge: "È suo compito pubblicare ottimi romanzi italiani e stranieri, i quali non siano le solite narrazioni che hanno ormai tediato il pubblico, ma rappresentino invece realizzazioni artistiche singolari e vitali, espressioni di una parola nuova, vere e proprie opere d'arte." Riguardo le traduzioni "Modernissima" sceglie i migliori lavori che si pubblicano all'estero curandone la traduzione direttamente dal testo originale, evitando, com'è l'uso invalso, la comoda versione da traduzioni francesi, e mirando a far conoscere le grandi correnti letterarie d'Oltralpe e d'Oltremare a mano a mano che si manifestano. Come direttore editoriale letterario di Modernissima, Gian Dàuli venne a contatto con illustri esponenti della cultura del tempo. Propose la pubblicazione di Conrad, Zangwill, Chesterton, J. Bojer, degli eduardiani inglesi Hardy, James, Helwett, Stevenson, Meredith, Maugham, Galsworthy, degli americani O'Henry, Erskine e Jack London, di cui Dàuli intendeva far uscire l'opera omnia. Il lancio tuttavia non riuscì e nel 1927 Modernissima crollò. L'anno seguente riprese l'attività, sotto la responsabilità dello stesso Dàuli, puntando sulla collana "Scrittori di tutto il mondo", prima collana italiana di libri internazionali contemporanei. Dal gennaio 1929, in 5.000 o 10.000 copie, uscì una serie di romanzi di autori quali Schnitzler, Neumann, Th. Wilder, Van Vechten, Hall, Feuchtwanger, Vandercook, McKay, Bernanos, Mazeline, Céline, Arlen, Lowell, Sytin, Zilahy, Wassermann, Th. Mann, Dos Passos. Le vendite però non corrisposero alle aspettative. Intanto Gian Dàuli curava delle collane presso altri editori e fondava alcune case editrici economiche, come la Delta e la Dauliana. Nel 1929 Modernissima subì un nuovo tracollo, a causa del lancio non riuscito di Donn Byrne. La collana "Scrittori di tutto il mondo" fu venduta ad Enrico Dall'Oglio. Dàuli, direttore della collana, vi pubblicò alcuni autori importanti. Nel 1934 lo scrittore vicentino si unì al tipografo Andrea Lucchi, con il quale fece altissime tirature di testi di facile consumo (le edizioni Aurora). Il maggior merito di quel periodo fu la traduzione dei due primi romanzi di Martin Du Gard ("Avvenire" e "Jean Barois"), premio Nobel praticamente ignorato dalla critica italiana. La guerra d'Abissinia e quella mondiale rafforzarono l'antifascismo di Dàuli; nel 1938 tutti i suoi romanzi risultavano vittime di censure. Nel 1941 uscì "Carri nella notte". Quando la tipografia Lucchi cessò l'attività, Gian Dàuli rimase senza lavoro, ma pur fra le prove fisiche e morali, non rinunciò a far rinascere per la terza volta Modernissima, che pubblicò però solo pochi volumi. Nel 1944 Gian Dàuli diede alla stampe il romanzo "Cabala Bianca", uno dei suoi libri più originali. Nel 1945 un arresto cardiaco, a Milano, poneva fine alla sua tumultuosa esistenza.

Carte Gian Dauli

[1900 - 1950] unità archivistiche 273