Alverà, Andrea
1799 - 1845 dic. 27
Andrea Alverà nasce nel 1799 da Antonio e Maddalena Simeoni. La sua data di nascita non è nota: l'atto risulta infatti assente dall'archivio della Curia Vescovile di Vicenza a causa di diverse lacune presenti nei registri di fine '700. I membri della sua famiglia sono possidenti, fabbricanti e commercianti di cappelli assai ben visti nella Vicenza del tempo, ed occupano cariche di prestigio nella città e fuori di essa; il figlio maggiore di Antonio, Marc'Antonio, è medico condotto a Venezia, mentre gli altri due fratelli di Andrea, Angelo e Benedetto, sono rispettivamente direttore del Monte di Pietà di Vicenza ed avvocato.
Nel 1820 Andrea Alverà si iscrive all'università di Padova, ma nel 1829 non risulta aver compiuto progressi rispetto al terzo anno, mentre nel 1833 deve ancora terminare gli ultimi esami. Nel 1834 consegue infine la laurea, non a Padova, ma a Pavia con la tesi "Dalla più conveniente distribuzione de' malati in uno spedale. Dissertazione inaugurale medico-politica data in luce onde ottenere la laurea dottorale in medicina nella I. R. Università di Pavia, con aggiunte le tesi da disputarsi" (Pavia, 1834).
Mentre conduce gli studi universitari, si interessa alle più diverse discipline, dalla zoologia alla linguistica, dall'arte all'agricoltura, dalla storia alla statistica, dalla geologia alla musica, manifestando un certo grado di facilità nello studio e nell'apprendimento di differenti materie.
Oltre a svolgere la professione di medico, Alverà si dedica all'attività letteraria ed è autore di numerose opere di diversa natura ed argomento: zibaldoni, opere di carattere artistico, linguistico, scientifico, la maggior parte delle quali rimaste allo stato di appunti e annotazioni, spesso non organicamente distribuiti. La vastità degli interessi e la quantità di impegni comportano frequentemente una dilatazione nei tempi di stesura delle sue opere: così "Gli appunti per una guida di Vicenza", manoscritto iniziato verso il 1820, quindici anni dopo non è ancora terminato, mentre diversi altri lavori, quali ad esempio "Notizie degli architetti vicentini, Indice ragionato dei pittori, scultori, architetti dei quali abbiamo opere in Vicenza", rimangono nella condizione di abbozzo. Sono invece pubblicati le "Principali vedute di Vicenza", del 1834, e "Il bello materiale della città di Vicenza", del 1835, opuscoli che riguardano la storia dell'arte.
Parallelamente agli studi artistici si interessa in modo approfondito di linguistica e filologia, ed in particolare del dialetto vicentino, tematiche sulle quali corrisponde anche con Niccolò Tommaseo, giungendo a pubblicare otto dei suoi scritti; fra questi si ricorda una raccolta di canti popolari, editi fra il 1843 ed il 1844, che testimoniano il profondo attaccamento alle tradizioni vicentine da parte di Alverà.
Sul piano della pedagogia e della didattica, pubblica il breve opuscolo manoscritto "Educazione intellettuale" e le "Note sull'insegnamento", affrontando le tematiche dell'insegnamento scolastico elementare e della lingua, invitando i maestri a seguire e favorire le inclinazioni e le attitudini degli studenti e ad accompagnare l'istruzione al diletto, ed infine avanzando suggerimenti ed abbozzi di lezioni.
Intrattiene corrispondenza epistolare con diversi personaggi, il più notevole dei quali è il marchese Vincenzo Gonzati (1774-1849), erudito vicentino che spesso appoggia Alverà nei suoi studi, sia materialmente che moralmente.
Con la stesura dei "Pensieri", unica raccolta manoscritta ordinata e datata 1834, Alverà si cimenta anche nel campo della filosofia e della poesia, riflettendo sul significato della vita e sulle sue esigenze di libertà ed esigenza; sulla stessa linea si pone "Come si può vivere al mondo?", dedicato all'amica contessa Angelina da Porto e pubblicato il capodanno del 1835.
Si occupa anche di argomenti scientifici, soprattutto legati alla sua attività di medico, sostenendo che il progresso scientifico è strettamente legato a quello umano, intendendo quest'ultimo come la capacità di staccarsi da pregiudizi e convenzioni che, in più di un'occasione, ha dimostrato di mal tollerare.
Andrea Alverà muore il 27 dicembre 1845 a 46 anni, colpito da paralisi.