Epistolario Pietro Marasca
L'epistolario di Pietro Marasca si compone di 76 unità archivistiche legate fra loro per tipologia di contenuto ma provenienti da collezioni diverse. La prima, un tempo parte integrante della "libraria" del marchese Vincenzo Gonzati (1774-1849), giunse alla Biblioteca Bertoliana nel 1876 attraverso la donazione del figlio Lodovico, come risulta dall'antica segnatura D. 7.19 redatta nell'angolo superiore sinistro del fascicolo, che si ritrova presente nell'inventario redatto da Andrea Capparozzo nel 1878 (A. Capparozzo, Manoscritti che si trovano nella Libreria di M. Lodovico Gonzati da aggiungersi a quelli della Bertoliana. Catalogo fatto nel 1878, Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, p. 24). Nonostante i carteggi Gonzati fossero in origine vincolati, per disposizioni testamentarie, da precise clausole volte a evitare la loro dispersione, scelte postume alla morte di Capparozzo stabilirono lo smembramento di alcuni nuclei: la presente unità, infatti, non appena giunsero i successivi materiali ivi conservati, venne estrapolata per permettere la creazione dell'epistolario Marasca. Quest'ultimo, già donatore alla patria Biblioteca di numerose opere manoscritte e a stampa, recò in dono, il 22 ottobre 1889, l'u.a. n. 2, come riportato nella copia dell'atto di donazione trascritta da Vittorio Barichella nella controcoperta anteriore del volume, in cui è raccolta la cospicua corrispondenza intessuta da Marasca con le principali biblioteche d'Italia. Per suo desiderio quest'opera doveva però essere prestata al Convento dei Riformati di Quaracchi (FI) ogniqualvolta lo stesso ne avesse fatto richiesta. Dall'antica segnatura C. 10.27, e dall'indicazione di mano di Barichella che precede la copia dell'atto di donazione, si apprende inoltre che il manoscritto si conservava, in origine, in una delle due stanze dedicate al Fondo Gonzati, un tempo depositato nelle case Zileri (appositamente acquistate dal Comune di Vicenza per fare spazio alla notevole raccolta) confinanti con l'antica sede al Monte di Pietà. Non è a oggi chiara, invece, la provenienza del rimanente carteggio, per la maggior parte indirizzato a Marasca da svariati mittenti, disposto tra le unità 3 e 76. Secondo l'ordinamento effettuato da Renato Zironda, presumibilmente nei primi anni novanta del Novecento, il materiale si suddivideva in due nuclei (E. 61 c, d), come si evince dall'analisi dei rispettivi inventari cartacei ancora conservati. In essi si riporta la medesima segnatura Gonzati (D. 7.19) della prima unità; tuttavia il carteggio non trova menzione nell'inventario di Capparozzo, lasciando ipotizzare un possibile errore durante la fase di ordinamento. La corrispondenza copriva un arco cronologico di quarant'anni (1842-1882), nel primo nucleo (c), e di sessanta (1830-1890) nel secondo (d): si esclude dunque, per entrambi, la provenienza dal lascito Gonzati, essendo Lodovico morto nel 1876. Con ogni probabilita la documentazione, che si protrae sino al 1890, pervenne alla Bertoliana a seguito della morte di Marasca, avvenuta il 13 marzo 1891. La creazione dell'epistolario si riconduce, probabilmente, agli anni di attività dei bibliotecari Domenico Bortolan e Sebastiano Rumor (quest'ultimo succeduto a Barichella nel 1890), possibile ipotesi che si rafforza dalla presenza d'indicazioni, forse di mano di Rumor, redatte sulla camicia dell'ultima unità (n. 76), ora contenente tre missive attribuite a personaggi a oggi non identificati. In essa si è scelto d'inserire anche il fascicolo cartaceo contraddistinto, sulla camicia, da un'intitolazione autografa di Marasca che indica l'entità del materiale un tempo raccolto, ovvero la «Corrispondenza di Studi patrii», in seguito confluita nei due nuclei inventariati da Zironda. In assenza di dati certi, e per consentire una migliore fruzione del materiale, si è scelto di svincolare le unità dai nuclei originari, disponendole in ordine alfabetico per mittente. Esse seguono il volume della collezione Gonzati (n. 1) e quello donato da Marasca nel 1889 (n. 2), rispettando, in questo modo, l'ordine temporale. Discontinue numerazioni, poste a matita nell'angolo inferiore sinistro di tutte le lettere e riferibili al loro conteggio in relazione ai rispettivi nuclei, hanno inoltre evidenziato la necessità di redigere una nuova numerazione, che si colloca a matita nell'angolo superiore destro dei documenti, e che si riferisce al conteggio degli stessi in relazione alle singole unità. Ogni unità contiene poi una o più missive su cui compiaiono, nel margine superiore, indicazioni di Zironda esplicanti il nome dei singoli mittenti. L'epistolario di Pietro Marasca testimonia i cospicui rapporti da lui intessuti non solo con le più influenti personalità dell'ambiente ecclesiastico del tempo (Vincenzo, Giovanni e Lodovico Gonzati, Federico Manfredini, Giovanni Pietro Aurelio Mutti, Domenico Maria Villa, Giacomo Bologna), ma anche con noti studiosi, bibliotecari e collezionisti (Cesare Cantù, Adrea Gloria, Giovanni Labus, Jacopo Cabianca, Francesco Antonio Bocchi), ai quali egli si rivolse, in particolare, con lo scopo di ottenere informazioni volte a incrementare la personale collezione di testi e di ritratti di personaggi vicentini, oggi confluiti per la maggior parte tra le raccolte della Bertoliana, della Pinacoteca di palazzo Chiericati, della Biblioteca e del Museo Civico di Bassano del Grappa. La collezione dei ritratti di personaggi vicentini è stata oggetto del progetto "Volti e ritratti della cultura e della storia vicentina" - realizzato nel 2010-2012 - che ha previsto la creazione di una iconoteca on line dei ritratti dei vicentini illustri attraverso il recupero, la catalogazione e la digitalizzazione delle raccolte di ritratti a stampa e fotografici presenti in Biblioteca Bertoliana. Il progetto ha preso in esame diverse collezioni possedute dalla biblioteca, prima fra tutte la "Raccolta Marasca", un'antologia di ritratti collezionata del religioso vicentino affinché "ordinati in bella mostra porgessero a' miei concittadini viva e continua scuola di patria emulazione così in ogni genere di azioni virtuose, come in ogni maniera d'arti e di studi". I disegni, di mano del pittore vicentino Pietro Zappella, sono tutti realizzati a matita su carta; le stampe, tra i cui autori compaiono incisori di fama come il francese David Jerome e la veneziana suor Isabella Piccini, accanto a professionisti vicentini quali Cristoforo Dall'Acqua e Domenico Conte, sono principalmente state realizzate con la tecnica del bulino o della litografia. Complessivamente la raccolta raccoglie 101 stampe e 211 disegni. Le immagini sono state catalogate e digitalizzate e sono oggi visibili nell'Opac della Biblioteca Bertoliana e nell'Opac della Regione Veneto.