Epistolario Giovanni Tommaso Faccioli
L'epistolario si trovava , in origine, all'interno della camera G dell'antica sede della Bertoliana sita al Monte di Pietà, come dimostrerebbe la presenza di antiche segnature G. 3.1.3 (b. 31), G. 3.1.4 (b. 32), G. 3.1.5 (b. 33) e G. 3.1.6 (b. 34) redatte a matita dal bibliotecario Andrea Capparozzo sulle camicie di alcune delle trecentoventinove unità archivistiche che lo compongono. Confrontando le antiche segnature con l'inventario redatto dallo stesso Capparozzo (A. Capparozzo, Carteggio collocato nella camera G, Vicenza, s.d., pp. 52-62), si evince come questo carteggio fosse presente nelle collezioni della pubblica Libreria già nei primi anni sessanta dell'Ottocento. All'interno della b. 32 è conservata l'u.a. 127 che si presenta come un fascicoletto membranaceo contente una serie di lettere tra loro rilegate. Al suo interno, sul contropiatto anteriore, compare l'antica segnatura I. 3.4.16 che, come le precedenti collocazioni, si riferisce a una delle camere della biblioteca ubicata al Monte di Pietà. Sotto la suddetta collocazione, redatta a penna, vi è la nota di mano di Capparozzo: "N.B. Spogliato A. Caparozzo 1867", che induce a pensare che, con ogni probabilità, il fascicoletto membranaceo arrivò all'interno della Libreria separatamente rispetto al più corposo carteggio e che fu solo nel 1867, momento in cui fu inventariato l'intero epistolario, incorporato all'interno dello stesso. La mancanza di inventari precisi e di documenti puntuali non permette la ricostruzione del momento esatto in cui l'epistolario Faccioli entrò a far parte delle corpose collezioni della Biblioteca Bertoliana, così come non vi è alcuna informazione sul suo donatore. Sembrerebbe però plausibile pensare che, con ogni probabilità, fu lo stesso Giovanni Tommaso a riunire se non l'intero carteggio una sua considerevole parte. L'epistolario si presenta costituito, infatti, non solo delle missive a lui indirizzate, ma raccoglie anche un consistente numero di lettere i cui corrispondenti si possono individuare all'interno delle più grandi comunità domenicane del tempo. Numerosi sono i nomi di frati appartenuti all'Ordine dei predicatori, di suore dell'Ordine terziario o, più genericamente, di personalità legate al mondo e all'attività religiosa. Molti di essi furono legati a Faccioli per amicizia, per stima o perché furono suoi confratelli nelle varie comunità domenicane in cui egli aveva abitato e predicato (in Vicenza, Murano o in Bologna). Faccioli intratteneva intensi rapporti di studio e di ricerca con diversi storici e intellettuali del tempo come, ad esempio, Giuseppe Allegranza (b. 31, u.a. 8), Filippo Angelico Becchetti (b. 34, u.a. 244), Giuseppe Beltramelli (b. 31, u.a. 30), Stefano Caregnato (b. 31, u.a. 72), Domenico Maria Federici (b. 32, u.a. 126) e Giambattista Verci (b. 34, u.a. 310). Diverse sono le missive papali (u.a. 70, 85, 178, 234 e 250) e quelle ducali (u.a. 72 e 127). L'attuale disposizione delle unità archivistiche corrisponde all'ordinamento dato da Capparozzo, che le riordinò seguendo il sistema alfabetico per mittente. Una successiva revisione del carteggio fu fatta, probabilmente, anche da Domenico Bortolan (nominato bibliotecario nel 1884, succedette Capparozzo dopo la sua morte) che provvide ad incollare tra loro una serie di lettere (b. 33, u.a. 178, n. 20-23). Si rileva la presenza, su buona parte delle missive, di cifre arabe racchiuse tra parentesi, redatte a penna da una mano non con certezza identificata (forse Bortolan). Non è chiaro a cosa questi numeri potessero riferirsi, in quanto essi si ripetono più volte senza un'apparente motivazione. Sempre di mano non identificata è anche un altro tipo di enumerazione, in matita sull'angolo in alto a destra, che compare, in questo caso, solo in alcune lettere e che sembrerebbe non possedere alcuna coerenza con l'attuale ordinamento. Per rendere più fruibile e chiara la consultazione del carteggio, Adele Scarpari, presumibilmente negli anni ottanta del Novecento, decise di sottoporre le missive a un nuovo tipo di organizzazione, inserendo la numerazione delle stesse sull'angolo inferiore sinistro. All'interno dell'unità archivistica, in cui compare più di un destinatario, viene data precedenza alle lettere inviate a Faccioli, senza quindi rispettare l'ordine cronologico che, al contrario, viene considerato negli altri casi. La numerazione delle lettere non rispetta attualmente l'ordine crescente, poiché il conteggio fu azzerato da Scarpari a ogni nuova busta analizzata: le quattro buste (b. 31-34) sono state di fatto considerate come contenitori a sé stanti, omettendo, dunque, il rapporto di continuità tra le varie unità archivistiche. Per questo motivo la numerazione precedente dei fascicoli è stata cambiata con un nuovo computo; per i riferimenti alle singole unità ci si affida quindi al conteggio a matita che compare sull'angolo inferiore destro. Ulteriori particolarità sulla disposizione del carteggio all'interno delle unità sono date nella descrizione interna alle stesse. Si sottolinea la presenza di numerosissime minute o brevi annotazioni di mano di Faccioli redatte a penna, solitamente, sui versi delle missive. Esse sembrano correlate al contenuto delle varie lettere, ma più in generale come veri e propri appunti; tra queste compaiono alcune biografie (u.a. 99, 115, 178 e 222) e diverse trascrizioni di epigrafi (u.a. 129, 209, 321).